martedì 21 febbraio 2023

Ritorno al giallo classico: Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno

Era bastato il titolo (e dunque il concetto portante, un'intera famiglia omicida) a catturare la mia attenzione e mio padre mi ha resa molto contenta quando me lo ha regaato per Natale. Ho finito rapidamente tutte le letture lasciate a metà e mi sono fiondata tra le sue pagine. Cominciando a sfogliarlo e leggendo l'introduzione, la mia curiosità è stata ulteriormente stuzzicata: la primissima pagina del romanzo riporta il giuramento del Detection Club, cioè la società di giallisti degli Anni Trenta, Ronald Knox, G.K. Chesterton, Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Henry Wade, Anthony Berkeley, Gladys Mitchell, John Dickson Carr, accomunati da alcuni ideali di scrittura.

Giurate che i vostri detective indagheranno sui crimini che si troveranno davanti con lealtà e schiettezza, affidandosi all'ingegno di cui li avete dotati e senza mai fare ricorso a Rivelazioni Divine, Sesto Senso Femminile, Macumbe, Raggiri, Coincidenze o Atti Divini?

La seconda pagina invita il lettore a piegare la pagina nell'angolo in alto a destra per poter richiamare il Decalogo del giallo perfetto di Ronald Knox, perché il narratore dichiara che si atterràè alle stesse regole: 

  1. Il colpevole deve essere presentato all'inizio della storia, ma non potrà essere un personaggio ai cui pensieri il lettore abbia accesso;
  2. È escluso a monte ogni forma di intervento soprannaturale o occulto;
  3. Non sono ammessi più di una stanza o di un passaggio segreto;
  4. Non sono ammessi veleni sconosciuti o altri mezzi che richiedano una lunga spiegazione scientifica alla fine;
  5. Nota dell'autore: rimossa (perché è diventata un'affermazione politically uncorrect) Io sono contraria alla cancel culture, quindi non farò finta che certi scrittori dell'epoca potessero essere razzisti o che semplicemente volessero mettere un freno alla moda di mettere personaggi asiatici in tutti i romanzi in uscita, quindi: Nessun cinese dovrebbe figurare nella storia;
  6. Nessun avvenimento casuale sarà mai d'aiuto al detective, né a lui saranno concesse intuizioni inspiegate che si rivelino corrette;
  7. Il detective non può essere il colpevole;
  8. Il detective non dovrebbe usare indizi che non sono stati presentati al lettore per risolvere il caso;
  9. L'amico ottuso del detective, il "Watson" della situazione, sarà tenuto a rivelare tutti i pensieri che gli passano per la testa; la sua intelligenza dovrà essere appena appena inferiore a quella del lettore medio;
  10. I gemelli e i doppi in genere non potranno comparire sulla scena senza previa e adeguata preparazione.


Non ho piegato la pagina, ma in compenso ho preso appunti su foglietti volanti durante tutta la lettura, ma sono stati tentativi vani. L'introduzione annuncia subito l'intenzione di restituire un'atmosfera da giallo classico: una baita di montagna, naturalmente bloccata dalla neve, in cui si riunisce una famiglia piena di segreti e con cui il protagonista e narratore è in conflitto. E ci saranno degli omicidi, molti omicidi, per la gioia del fruitore di gialli. Per la precisione nell'introduzione il narratore elenca tutte le pagine in cui morirà qualcuno. Oltre agli omicidi, non mancheranno neppure i colpi di scena.

Questo libro è una vera chicca. È un gioco che mira a riproporre gli elementi del giallo classico, anche con i suoi cliché, ma svecchiati in una costruzione narrativa moderna, composta di flashback e di flashforward (qualcuno un po' birboncello). Il romanzo ammiccante al lettore, in un'apertura permanente della quarta parete. Questo giocare col lettore apertamente, in una giocosa sfida in cui si dichiara più volte di non ricorrere a imbrogli e di descrivere in modo trasparente tutti gli elementi del mistero, è chiaramente un inganno: esattamente come in Detective Conan o nei gialli della Christie, gli elementi sono in bella vista ma non li collegherai mai nel modo giusto, perché i meccanismi della risoluzione sono arditi come nei gialli classici.

Ho adorato i personaggi e come si è sviluppata la trama. Ho divorato le pagine, non potevo aspettare di sapere come terminava e se ero riuscita (chiaro che no, tranne un particolare non importante per la risoluzione finale) a indovinare qualcosa. È davvero un giallo dalla struttura classica e anche dalle spiegazioni ardite, ma non lunghe e complesse, altrimenti contravverrebbe alla quarta regola di Knox.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐