mercoledì 23 novembre 2022

La mia maratona 7 libri in 7 giorni a tema Halloween

 La challenge di lettura "7 libri in 7 giorni" è una readathon, nata sui social media come TickTock (su cui sto muovendo i primi passi), ma abbracciata anche da Instagram (che invece bazzico) su cui seguo una brava influencer, sbarbine_che_leggono, che ha organizzato questa stessa maratona a tema spooky-Halloween per il periodo 27 ottobre - 2 novembre. I generi erano abbastanza vari, ma io ho deciso di partecipare con sette titoli tra weird e gotico, completando la sfida per sei settimi (ho tralasciato il Golem di Gustav Meyrink).

Di seguito cosa ho letto e cosa me ne è parso.

Il popolo dell'Autunno (Ray Bradbury) Questo romanzo mi è piaciuto molto per l'atmosfera che crea, autunnale e da brividi: le descrizioni del clima e dei personaggi trasporta il lettore in una piccola cittadina americana degli anni '50 (il sapore è un po' quello di Stand by me, il noto film del 1986, ma vira presto al mistery), dove i ragazzi giocano per strade e campi e si calano di nascosto dalla finestra la sera. I due protagonisti sono ragazzini di quattordici anni, che in una notte di tempesta assistono alla comparsa in città di un misterioso circo, che attrae bambini e adulti verso un ignoto pericolo. La prosa è ricercata, ma scorrevole e, aldilà dell'intrattenimento spaventoso che sa offrire, ruota attorno all'interessante tema dell'età che ognuno di noi vorrebbe avere. Siamo sempre troppo giovani o troppo vecchi per quelli che sono i nostri desideri.

Giudizio: ⭐⭐⭐ 1/2


Lo strano caso del Dr. Jakyll e Mr. Hyde (Robert Louis Stevenson, 1886) Decisamente la lettura che mi è piaciuta di più del periodo, probabilmente perché più vicina a quella comfort zone letteraria rappresentata dai romanzi Ottocenteschi inglesi (e in generale europei). Londra, in un periodo imprecisato del 1800: l'avvocato Utterson (un difetto è questo vizio di non raccontare in modo diretto, ma attraverso terze o quarte parti) ricorda la triste vicenda dei suoi amici di lunga data, i medici Henry Jekyll e Hestie Lanyon, che sembrano nascondergli un qualche segreto, e della comparsa di un uomo legato a Jakyll, un bruto che pare macchiarsi di azioni efferate, Mr Edward Hyde. Il rapporto che lega i personaggi è noto alla maggioranza del pubblico e me lo ero spoilerata molto tempo prima di recuperare il classico in sé per sé (questo romanzo breve -o racconto lungo- che si legge in un pomeriggio). Prima ancora di vederne l'adattamento ne La leggenda degli uomini straordinari del 2003, il riuscito film di avventura con Sean Connery e Shane West in cui Jakyll è interpretato da Jason Flemyng, prima ancora dunque di compiere tredici anni, mi ero già imbattuta nei cartoni dei Looney Tunes, in cui spesso compare il duo Jakyll-Hyde. Anche in questo caso, comunque, l'atmosfera è ottima e il mistero (se tanti riferimenti non ci fossero nel mondo del cinema, dei cartoni e del fumetto) è svelato solo alla fine della narrazione, generando maggior compatimento che terrore. Con Dracula (Stoker, 1897) e Frankenstein (Shelley, 1818) costituisce davvero una trilogia di racconti gotici che hanno segnato la storia del genere. È ben scritto, ha quel gusto di età vittoriana e buone maniere inglesi che adoro, ma ha la pecca di essere troppo breve.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐


La cosa marrone chiara (Fritz Leiber) Questo è, al contrario, il racconto lungo che mi è piaciuto meno di quelli che ho letto in questa settimana: noioso all'ennesima potenza e assolutamente non spaventoso. All'interno della raccolta La cosa marrone chiaro e altre storie dell'orrore, presentata da Stephen King con le parole "Mio caro lettore, in questo libro c'è una cosa marrone chiaro che tormenterà i tuoi sogni", la vicenda racconta di come un ex alcolista e scrittore di horror trova un libro misterioso e di come, da allora, avvisti dalla sua finestra una strana creatura marrone sul monte di fronte casa. La creatura, quando lo scrittore cerca di investigare nella zona dell'avvistamento, si fa vedere proprio alla finestra del suo appartamento. Il racconto comprende molti personaggi, che non servono praticamente a nulla e la trama verte quasi sul niente, gonfiandosi di una serie di discorsi noiosissimi sulle metropoli moderne. Non so se la versione definitiva, dal titolo anche più affascinante, Nostra signora delle tenebre, sia più riuscita di questa prima stesura, ma non credo di volerlo scoprire. Mi sono annoiata a sufficienza con questo.

Giudizio: ⭐


L'albero di Halloween (Ray Bradbury) Questo racconto è davvero carino: molto, molto, molto velocemente sono passate in rassegna le tradizioni relative alla festa di Halloween, Samhain, Dìa de los muertos e tutti gli altri festeggiamenti del passaggio tra vita e morte, tra estate e autunno, tra abbondanza del raccolto e riposo della terra. Un gruppo di ragazzi si prepara a festeggiare la notte più divertente dell'anno, quando il loro amico Pipkin sembra non poter venire, è strano e ha mal di pancia, ma promette di raggiungerli a una casa spaventosa accanto alla quale sorge un incredibile albero di Halloween e che è abitata dalla loro guida in questo viaggio storico. È un racconto per ragazzi, ma anche in questo caso Bradbury fornisce uno spunto di riflessione su un filone di credenze che attraversa trasversalmente tante culture anche molto distanti tra loro. Si legge rapidamente in un pomeriggio, pure troppo velocemente: si corre da una storia all'altra senza approfondire troppo. Comunque è una lettura piacevole e simpatica.

Giudizio: ⭐⭐⭐


Ritornati dalla polvere (Ray Bradbury) Ultimo romanzo breve di Bradbury per questa piccola maratona a tema horror. Anche in questo caso si tratta di un racconto per ragazzi in cui il protagonista, Timothy, è il figlio adottiva di una famiglia di antiche creature immortali, di cui sono raccontate le origini e le avventure. Situazione e vibes alla Hotel Transilvania: adorabile. Personaggi incredibili e storie paradossali in un racconto leggero, simpatico e di scorrevole lettura. Ho amato follemente la prosa di Bradbury in ciascuno di questi racconti, ma soprattutto in Il popolo dell'Autunno, che mi è sembrato più indirizzato a un pubblico più "maturo", mentre gli altri due racconti mi sono davvero sembrati più da ragazzi.

Giudizio: ⭐⭐⭐

La casa sull'abisso (William Hope Hodgson) Ultima lettura e per me la più difficile da giudicare: sono proprio divisa in due. Da una parte scrittura in certi momenti veramente astratta, che in Hodgson avevo trovato anche quando lessi i racconti di Carnacki - il cacciatore di fantasmi. Questa astrazione di situazioni che dovrebbero essere terrorifiche, in realtà a me annoia e non spaventa. Inoltre è ridicolo che il racconto venga narrato come il racconto del racconto del racconto, cioè in terza o quarta mano (altro che Stevenson!). La storia, infatti, è presentata da Hodgson come se due suoi conoscenti avessero trovato durante un loro viaggio in Irlanda un luogo misterioso, una casa sull'abisso, all'interno della quale rinvengono e poi leggono il diario di un uomo che l'aveva abitata. Nel diario l'uomo racconta le spaventose vicende avvenute da quando si è trasferito in quella casa. Ecco, da quest'altra parte, quando racconta senza astrazioni, per me è stata la lettura più spaventosa della settimana: veri brividi. Però i momenti si alternano molto tra noia e paura. Tra l'altro, alcuni aspetti su cui Hodgson fonda il suo mondo del terrore si ritrovano anche nei racconti del detective dell'occulto, Carnacki, quindi mi si è aggiunta la sensazione di déjà-vu.

Giudizio: ⭐⭐ 1/2 (molto combattuto)

In conclusione questa maratona mi ha dato modo di divertirmi tantissimo, sia nelle letture, sia nel fotografare a tema Halloween (con zucche, candele, etc...) e anche di recuperare alcune letture più classiche del genere (in particolare la grave lacuna di Jakyll e Hyde, che richiede così poco tempo di lettura, tra l'altro, e che mi è piaciuto così tanto). Ho inoltre potuto approfondire un lato di Bradbury che non conoscevo, ma che mi ispirava (mi ero fatta regalare proprio il volume di Mondadori Oscar Draghi, Halloween, la raccolta di opere che lo scrittore ha dedicato a questo genere). Da sottolineare quanto sia bello questo volume e i suoi disegni.


Una piccola curiosità: i miei primi approcci con Bradbury e Hodgson sono entrambi dovuti a un loro racconto letto nell'antologia Racconti per le ore piccole, che Alfred Hitchcock selezionò nel 1962. Questa raccolta di diciannove racconti, due romanzi brevi e uno lungo è un cimelio appartenuto a mio nonno paterno. Ci sono varie chicche al suo interno: il famoso La mosca di George Langelaan, il racconto I nostri amici pennuti di MacDonald, dal tema affine a quello di uno dei film più noti del regista inglese, Gli uccelli, che però è tratto da un racconto di Daphne Du Maurier; e poi ci sono questi due racconti che mi hanno colpita al punto di voler approfondire le opere dei loro autori. La stanza col fischio mi ha convinto ad acquistare i racconti di Carnaki. Ho trovato, infine, Tutta la città dorme il racconto più avvincente, adrenalinico e inquietante che abbia mai letto. Non avevo e non ho letto Fahrenheit 451, ma il racconto mi è bastato a voler scoprire i lati più vicini ai miei gusti di Bradbury (thriller e weird) e, in effetti, non me ne sono pentita. Uno dei prossimi acquisti in lista sarà il suo Assassino, torna da me! in cui non vedo l'ora di poter leggere A mezzanotte, nel mese di giugno, seguito di quel primo racconto che mi aveva conquistata. 

Restate sintonizzati.

lunedì 7 novembre 2022

La scomparsa di Stephanie Mailer: un buon thriller

 L'abbiamo scoperto solo adesso: nel 1994 ci era sfuggito.


Questa frase potrebbe riassumere la trama, l'andamento dell'indagine e anche il senso dell'intera opera. È il leitmotiv del romanzo: tutto ruota intorno a quanto sono stati brocchi i due poliziotti statali che indagavano sul caso di un quadruplice omicidio avvenuto nella cittadina di Orphea nel 1994 e che, per vent'anni, tutti hanno creduto risolto. Così brocchi che la giornalista Stephanie Mailer, vent'anni dopo, sta indagando su quel vecchio caso e va a dirlo a uno di quegli agenti, Jesse Rosemberg: non avevate capito niente e avevate la verità di fronte agli occhi ma non ve ne siete accorti. Solo che la giornalista scompare subito dopo e Rosemberg, messo sulla nuova pista dalla Mailer, riprende a indagare col vecchio compagno Derek Scott e la vicecomandante della locale polizia di Orphea, Anna Kanner.

Così brocchi, aggiungerei, che non appena ci descrivono il quadruplice omicidio, la prima cosa che mi è venuto da pensare è stato "ma perché hanno stabilito di colpo che...senza mai dubitarne", così che il plot-twist che arriva a pochi capitoli alla fine del libro in realtà non è un colpo di scena, ma un'ovvietà, come infatti la Mailer aveva rivelato a Rosemberg. La soluzione del caso invece è tutt'altro che ovvia e scontata, anzi, ed è arrivata così velocemente e senza che fosse stata preparata nel corso del romanzo, che io sono ancora insoddisfatta (come mi era capitato con La verità sul caso Henry Quebert, anche se lì ci arrivava con più calma e costruzione). Dicker mi ha deluso entrambe le volte su queste risoluzioni: fondamentalmente quattro quinti del malloppo, sempre sostanzioso, raccontano eventi vari, molto ben scritti e interessanti, ma poi solo nell'ultimo quinto (pure meno) ci sono gli elementi dirimenti dell'indagine.

In generale il libro mi è piaciuto molto: l'intreccio è fitto di personaggi molto interessanti, ben descritti e le cui storie sono ingegnose e quasi sempre avvincenti, anche quando ti domandi come mai Dicker te li stia presentando. I poliziotti però, quelli del caso originario, non sono presentati benissimo e fanno la figura degli imbranati: costantemente si pongono le domande sbagliate e vanno alla ricerca di fatti che confermino il primo sospetto o la prima teoria che gli balena in testa, anziché ricercare metodicamente i fatti e interrogare minuziosamente tutti i testimoni possibili (e infatti scoprono solo nel 2014 un sacco di cose che si erano persi vent'anni prima).

La ricchezza di personaggi e avvenimenti è tipica di Dicker, che è maestro nell'arte dell'intrattenimento, anche se presenta sempre un po' sempre i soliti difetti, tra cui riempire le pagine semplicemente per farlo, visto che ai fini della trama fino alla fine c'è poco e molto di quanto accade prima è un diversivo. Mi convinco sempre più che sia un mestierante che fa vendere (e fa leggere) più che un grande autore, ma se quel che si cerca è un libro che tenga piacevolmente impegnati, sicuramente Dicker sa farlo. Scrive tanto, quindi tiene impegnati per un bel po' e scrive molto bene. La prosa è sempre scorrevole e trascinante, semplice, leggera. A tratti non riesci a staccargli gli occhi di dosso e devi sapere come va a finire. In questo caso i fatti sono fitti e si concatenano in un ritmo incalzante proiettandoci subito nel vivo della vicenda, a differenza di quanto accadeva con Henry Quebert e questo l'ho apprezzato molto, sembra più un thriller. Ci sono più fatti e meno elucubrazioni mentali dei personaggi (molto presenti nell'altro testo, che portavano verso un certo patetismo non proprio gradevole), a cui si presta facilmente la narrazione in prima persona, ma in questo romanzo i punti di vista si alternano continuamente in un mix di prima e terza persona non sempre riuscito. La storia anche mi è piaciuta di più, molto intrigante per quanto riguarda la famigerata Notte Buia che continua a saltar fuori durante l'indagine.

Un altra caratteristica di Dicker, sebbene non sia propriamente un difetto, ma più una sua ossessione è la ricorrenza di certi temi nei vari romanzi (anche se al momento sono solo a quota tre letti e dovrò approfondire con altre letture se si estenderanno anche agli altri testi). Tra questi temi ricorrenti la ricerca di una persona scomparsa, l'attesa di un personaggio della donna fatale senza che mai si rifaccia una vita, il laghetto paradisiaco, la piccola cittadina (Aurora = Orphea) che va nel panico, il bar fulcro di tutto (Athena = Clark's), la ragazza che fugge nel bosco come Cappuccetto Rosso, lasciando un brandello di vestiti attaccato ai rami degli alberi e sicuramente i cold cases, che permettono di alternare vicende del presente e del passato (1975 in La verità sul caso Henry Quebert, 1994 in questo romanzo e 2003 ne L'enigma della camera 622). Questo provoca senza dubbio il più fastidioso dei difetti di questa narrazione: le ripetizioni. Detesto il racconto doppio, se non spesso triplo, per cui un episodio è raccontato prima dal personaggio, poi è narrato al passato e in qualche caso capita che un personaggio lo debba riportare di nuovo ad altri personaggi. 

Cosa mi è piaciuto: ottimo intrattenimento

Cosa non mi è piaciuto: pessimo giallo, ripetizioni odiose

Giudizio: ⭐⭐⭐ 1/2