A ottantotto anni dall'uscita del capolavoro di Margaret Mitchell, che altro si potrebbe dire che non sia già stato detto su Via col vento?
Nulla, penso.
Che questo romanzone (l'ho scelto nell'edizione BUR, con la traduzione degli Anni Trenta, 1008 pagine) sia un grande affresco storico della Guerra Civile americana del 1861-1865 e di cosa erano gli Stati Uniti (soprattutto del Sud) negli anni subito precedenti e poi in quelli successivi, si sa.
Che la storia abbia per protagonista Scarlett (se non prendiamo la versione tradotta da Salvatore-Piceni, che avevo io) O'Hara, capricciosa e testarda figlia di un coltivatore irlandese di cotone della Georgia, che si vede costretta ad affrontare la guerra, le sue privazioni, il rischio di perdere la sua tenuta, lo sappiamo.
E conosciamo anche la sua travolgente passione per il romantico e poco pratico Ashley Wilkes, che sposa la dolce e remissiva Melania Hamilton e non lei, che pure si vota ad amarlo per sempre; ci è noto anche il burrascoso rapporto con l'irriverente e diretto Rhett Butler.
Questa recensione potrebbe avere allora un solo senso di esistere: provare a spiegare cosa mi ha fatto innamorare di Rossella O'Hara - e non solo di lei, poiché trovo che i personaggi di Via col vento siano tra i più belli e complessi che abbia mai conosciuto.
Sì, Mitchell è stata talentuosa anche nel costruire il contesto storico: con quell'introduzione iniziale, un solo pomeriggio che sembra non finire mai, getta le basi di cos'era uno stato del Sud USA nel 1960, per mostrarti tutte le cause e gli effetti della guerra imminente. Lungamente poi si occupa di raccontarci le fasi della guerra, spostando la storia e il focus su Atlanta, per tornare nel dopoguerra prima a mostrarci lo stato delle devastate campagne e poi di nuovo in una città occupata e in ricostruzione, con i rivolgimenti portati dai nordisti. Il punto di vista, specialmente per quanto riguarda gli schiavi, sembra essere quello dei sudisti (e io non ho i mezzi per valutare storicamente questi aspetti, anche se proverò ad approfondire).
Ma è sui personaggi, secondo me, che l'autrice ha fatto la differenza, scrivendone di alcuni destinati a essere immortali: nessuno dei quattro personaggi principali è infatti solo caratterizzabile con gli aggettivi che gli ho posto accanto. Ero già innamorata della Rossella cinematografica, così forte (e a posteriori posso dire, anche molto vicina al suo corrispettivo su carta, così come tutto il film di Victor Fleming è aderente -a tratti passo per passo- al romanzo), ma la sua costruzione è davvero perfetta.
Fin dalle prime pagine, in cui deve solo scegliere l'abito da indossare (scena in tutto identica a quella della pellicola), notiamo il carattere di Rossella: è concentrata su di sé e su quello che può ottenere in ogni circostanza, anche se vorrebbe somigliare alla madre, più buona, disinteressata, come ci si aspettava allora "femminile". A questa madre, molto spirituale, Rossella è subito contrapposta come materiale e pratica e "maschile", somigliante piuttosto a Gerald. Con un carattere -per l'epoca- da uomo, odiata dalle altre donne, che la vedono troppo civettuola, è subito delineata come l'unica che potrà avere la tempra di risollevare Tara, al momento opportuno.
Rossella è anche egoista e ipocrita. Ad Atlanta piange la guerra e per tutte le circostanze che fanno restare lontana dai divertimenti. Vorrebbe essere meritevole dell'approvazione della madre e, invece, solo leggermente spinta dai modi e dai discordi di Butler, non si fa scrupoli su costumi o valori.
Rossella sarebbe intelligente, ne dà spesso prova, ma è anche leggera e superficiale e ogni pensiero complesso tende ad accantonarlo perché l'annoia e, successivamente, perché l'addolora. Adoro la sua espressione "Non posso pensarci ora": questo suo porsi il problema per come lei vuole risolverlo, senza angustiarsi con altre possibilità finché non si verificano. Passa gran parte del suo tempo a farsi film in cui le cose accadono secondo il proprio desiderio, che allo stesso tempo è il suo più grande successo e la sua più grande sconfitta e per lo stesso motivo: convincendosi che le cose stiano come lei pensa o vuole, non comprenderà mai, ad esempio, Ashley o Rhett o anche la sorella, perché piega fatti e persone al suo costrutto mentale. Al contempo, però, solo così ha potuto non scoraggiarsi mai e costruire il proprio impero.
Rossella finisce per sembrare costantemente cattiva con le sue azioni, pur covando grande generosità e - qualche volta - senso della giustizia. Incredibilmente, a conoscerla per quel che è più di quanto lei stessa non immagini è l'odiata Melania, altro personaggio meraviglioso, a tratti persino più di Rossella e persino più di lei controcorrente. Melania è infatti così pura e coerente con sé stessa e con i suoi ideali, che pur se dolcissima e rispettosa delle convenzioni - a differenza di Rossella - non esita a seguire prima il suo cuore e i suoi sentimenti, laddove la società vedrebbe una contraddizione, ma non lei, che finisce per guidare la sua piccola comunità senza volerlo, solo per la sua intrinseca forza e il suo senso di lealtà e di dovere. Melania affronta per i suoi ideali prove più grandi di lei, fisicamente fragilissima, ma moralmente granitica e ciecamente devotissima a Rossella, sua rivale senza averlo mai saputo. Il rapporto tra le due, fatto di attriti e obbligata sopportazione all'apparenza, in realtà è stupendo: entrambe sono presenti l'una per l'altra, compiendo istintivamente sempre la cosa giusta, pur contro la loro stessa natura.
Quanto ai due uomini del quartetto, Ashley è forse il più spiegabile, anche se inafferrabile per tutto il romanzo, almeno agli occhi di Rossella. Non agli occhi di sua moglie e del capitano Butler, però. Quest'ultimo rispetta quest'uomo del sud e, soprattutto, sua moglie, l'unica persona genuina e coraggiosa che si sia mai trovato di fronte, ma non lo capisce o, perlomeno, non ne condivide gli ideali romantici, che lo rendono schiavo suo malgrado. Butler è pragmatico e franco, come Rossella, più di lei, anzi, poiché da uomo non teme di andare contro le convenzioni sociali e politiche. Come un pirata, si diverte a farsene beffe, pronto a deridere tutto e tutti e ad approfittarsi delle circostanze, nascondendo, invece, anch'egli, valori che antepone persino al suo interesse. Non è possibile non innamorarsi di lui, terribile, cinico, ma anche realista e, anche lui, persino giusto quando ritiene che sia il caso. Rhett è simile a Rossella per molti aspetti, anche se solo lui se ne rende conto, probabilmente perché la ragazza, invece, è costantemente impegnata a convincersi di poter essere esattamente l'opposto. Per tutto il romanzo, con riferimenti non solo a Rossella, ma anche alle storie dei suoi parenti e conoscenti, è sempre presente la riflessione sulla somiglianza e diversità di marito e moglie come chiave di felicità coniugale e il dramma della primogenita O'Hara è proprio quello di negare questo assioma o, quantomeno, di non riconoscere sé stessa o gli uomini che la circondano per ciò che sono.
Riguardo allo stile di scrittura, devo dire che il libro è stato scorrevolissimo. Non si avverte la sua mole, non è una lettura minimamente ostica, neppure nelle descrizioni della guerra, che ho trovato avvincenti e interessanti. La miseria delle perdite e delle ristrettezze sono emozionanti; la descrizione delle privazioni di Tara e delle altre tenute provocano rabbia e, in generale, tutta la parte storica è molto coinvolgente e istruttiva (non so fino a che punto, come detto, quanto di parte).
Malgrado conoscessi già bene il film, avevo assoluto bisogno di scoprire come finiva la storia, tanto che le ultime 400 pagine del libro le ho lette nella stessa giornata. Mi ha sorpresa non poco scoprire quanto il film sia pedissequo: ogni cosa presente nella trasposizione è tal quale al libro (compreso il colore dei vestiti di Rossella!) e ben poco è stato tagliato (qualche personaggio sì, ma non molti, sebbene alcuni molto importanti e interessanti da scoprire).
Non posso che consigliare a chiunque non abbia mai letto il romanzo di recuperarlo: è un dramma universale, con grandi personaggi e scorci ben scritti (e sicuramente uno dei libri più belli che ho letto quest'anno e in generale negli anni).
Giudizio: ⭐⭐⭐⭐⭐