Maurice Leblanc ha scritto e pubblicato per il primo trentennio del Novecento numerosi racconti e romanzi con protagonista il ladro gentiluomo Arsène Lupin, tornato recentemente alla ribalta anche tra il pubblico mainstream per la serie Netflix che ha per protagonista Omar Sy e noto anche per aver ispirato a Monkey Punch Lupin III.
Non ho ancora letto opere con protagonista Lupin in solitaria, ma non ho saputo resistere al crossover in cui l'autore francese ha fatto incontrare al suo eroe noir l'investigatore per antonomasia, la creatura di Sir Arthur Conan Doyle: Sherlock Holmes...
...con un piccolo adattamento. Leblanc non ottenne il permesso di Doyle per utilizzare il suo personaggio e dovette storpiarne il nome in Herlock Sholmes, così come quello di Watson fu mutato in Wilson.
Non solo: il detective differisce anche nel comportamento e nel carattere. I suoi tratti sono estremizzati per renderli caricaturali, sembra quasi sempre sotto scacco e non brilla per acume come l'originale. Anche se non si arrende davanti al confronto col rivale parigino, le prende sonoramente e ci fa brutta figura. Al termine dei due racconti della raccolta (Feltrinelli, 272 pag) si arriva sempre al pareggio, con ciascuno dei due personaggi che ottiene un parziale successo e un parziale insuccesso, come in un patteggiamento, ma in realtà il lustro è maggiore per Lupin, che appare sempre più furbo e dalle vedute più lungimiranti.
Anche Watson risente molto della trasformazione in Wilson: diviene un personaggio comico e quasi grottesco, che lo rende il principale ma non unico elemento di divertimento della narrazione. Ho riso anche troppo e non so se più per le situazioni ridicole o per lo snaturamento del nobile dottore londinese.
Il primo racconto, La dama bionda, è più lungo e narra il primo incontro fra gentiluomini: ha una trama piuttosto strutturata, molti personaggi e più casi che si intersecano, accomunati solo dalle sparizioni di una donna misteriosa che appare ovunque Lupin abbia messo lo zampino. Mentre l'ispettore Ganimard arranca, le vittime dell'antieroe si affidano a Sholmes e il gioco ha inizio.
Il secondo racconto, La lampada ebraica, è breve e si incentra su un "furto della camera chiusa".
Lo stile di Leblanc è molto scorrevole e avvincente e la lettura costituisce un intrattenimento molto gradevole.
Giudizio: ⭐⭐⭐⭐
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