martedì 16 aprile 2024

Omicidio al Grand Hotel riesce a essere un giallo classico

 Vienna, 1922: il farmacista sessantenne Anton Böch ha come inquilina l'insegnante in pensione Ernestine Kirsch, di cui è anche un po' innamorato, che lo trascina in un week end sul Semmering. Al Grand Hotel Panhans, infatti, è stato organizzato un corso di tango per ricchi membri della società viennese. Come in un giallo classico, l'albergo rimarrà isolato da una tormenta di neve e capiterà l'omicidio che permetterà alla neo coppia di detective in erba di mettersi alla prova. Tutto il mistero ruota alla prima guerra mondiale, permettendo all'autrice di raccontare qualcosa del conflitto svoltosi sul Fronte Meridionale.


Omicidio al Grand Hotel
è il primo romanzo della serie di Ernestine e Anton, investigatori dilettanti nella Vienna del primo dopoguerra. Questi gialli, scritti dalla viennese Beate Maly, classe 1970, sono pubblicati da Emons nella collana Gialli Tedeschi. Sono già stati tradotti in italiano (in ordine, come è scritto sotto ai titoli, per agevolare il lettore nel riconoscere la cronologia) anche  Morte in scena a Vienna e Omicidio sul Danubio. Poiché mi è molto piaciuto questo esordio, sono sicura di acquistare anche i seguiti. Questa (al momento) trilogia è caratterizzata anche dalle copertine, che presentano motivi Art Nouveau.

Questo romanzo d'esordio inizia in modo abbastanza lento: giustamente ci deve anche fornire l'introduzione ai protagonisti. Il ritmo non è mai forsennato, ma non annoia mai, anche perché nessuna pagina è inutile e ogni riga fornisce un'informazione mai superflua. La giallista dissemina pezzettini di puzzle per tutta la narrazione e il buon lettore di gialli ha tutto il necessario per arrivare alla soluzione del caso da solo. Io ho fallito, ma riconosco che Frau Maly ha giocato pulito. In questo il mistery è davvero costruito come un classico, col detective, gli indizi, gli interrogatori, oltre all'ambientazione (luogo isolato, solo i presenti possono aver compiuto l'omicidio).

Riguardo ai personaggi, abbiamo Anton, bon viveur, amante della buona cucina e innamoratissimo nonno. Lavora con la figlia, rimasta vedova di guerra e conduce un'esistenza serena, anche se segnata dalle esperienze del conflitto appena concluso. Queste esperienze, tuttavia, gli hanno anche fornito alcune conoscenze che si rivelano utili nello svolgere, suo malgrado, le indagini. Durante il soggiorno al Panhans preferirebbe gustare le raffinata cucina del cuoco, piuttosto che ballare il tango o intrufolarsi nelle camere altrui.

In queste avventure è, infatti, trascinato dalla travolgente Ernestine, poco meno che sessantenne, ma attiva e dalla curiosità viva. Nella "coppia" (non ufficiale, ma chissà che prima o poi non si dichiarino - questo lato romance non è marcato, ma la simpatia reciproca c'è) è lei che si lancia audacemente nelle indagini, e, da ex-insegnante, ha anche l'autorevolezza necessaria a farsi prendere sul serio dagli ospiti dell'albergo, che, ben o mal volentieri, si affidano a lei in assenza della polizia (elemento necessario a farla agire come detective).

Ernestine prende l'iniziativa e Anton si rassegna a starle dietro, preoccupato che non si cacci in guai troppo grossi: esattamente il rapporto che hanno i disneyani Bianca e Bernie.

"Non è terribilmente eccitante?" chiese, battendo le mani.

"Terribile, sì. Eccitante non saprei."

"Suvvia, Anton," aggiunse lei, rifilandogli una leggera gomitata nelle costole. "L'eccitazione mantiene giovani. Ci costringe a sforzare la materia grigia. [...] E qua non stiamo risolvendo un cruciverba o leggendo un romanzo a buon mercato, è un crimine vero e proprio!"


In conclusione ho trovato questo giallo ben fatto e molto piacevole da leggere: è leggero e abbastanza breve (249 pagine), divaga molto poco e quando lo fa, descrivendo ad esempio i deliziosi pranzetti dello chef del Panhans, è per restituite un atmosfera piacevole e rilassata.

Giudizio: ⭐⭐⭐3/4

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