lunedì 15 luglio 2024

Il viaggio intorno al mondo di Malachy Tallack, lungo il sessantesimo parallelo

 Il racconto di viaggio Il grande Nord (Iperborea, 244 pagine) è stato scritto dal giornalista britannico Malachy Tallack, che ha vissuto prevalentemente in Scozia, tra le isole Shetland, Fair Isle ed Edimburgo, e racconta della sua decisione di compiere un viaggio intorno al mondo, all'altezza del 60° parallelo.


Il motivo che spinge lo scrittore in questa direzione è da ricercarsi in una sorta di "vocazione nordica", un bisogno impellente di ricercare la sua appartenenza in qualche parte del mondo. Si tratta, in effetti, di un testo quasi intimo. Tallack sembra partire alla ricerca più di sé stesso (che è un po' quello che facciamo sempre quando ci mettiamo davvero in viaggio) che del senso di "nordicità". Racconta della sua vita, seppure senza scendere nei dettagli (per esempio non menziona le sue relazioni amorose, se non quasi di sfuggita, mentre dedica spazio al legame col padre, che influenza il paese di residenza), ponendo al centro, i posti in cui ha viaggiato e, soprattutto vissuto. Sembra utilizzare il luogo in cui vive come lente attraverso la quale leggersi, forse scoprirsi. Vuole identificarsi col luogo in cui abita, rivestendo la scelta di tale luogo di un'importanza cruciale. Dedica dunque molto tempo a spiegare il perché dei suoi spostamenti e cambi di residenza. Sono dovuti a cause familiari e lavorative, ma sembra anche esserci una certa smania, qualcosa di recondito, forse proprio una chiamata verso il Nord.

Seguendo questa chiamata, Tallack parte dalle Shetland, precisamente da Mousa, e percorre idealmente il 60° parallelo verso ovest, toccando la Groenlandia, il Canada, l'Alaska, la Siberia, San Pietroburgo, la Finlandia, le isole Aland, la Svezia e la Norvegia, per poi tornare, come un novello Ulisse, alle Shetland, passando dalla Scozia.


In ciascuno di questi paesi, lo scrittore cerca di individuare la loro natura, cerca di comprenderli, con occhio neutrale e, sorprendentemente, ma non troppo, non occidentale. Ripercorrendo, per esempio, la storia della colonizzazione europea della Groenlandia o del Nord America, Tallack spiega il diverso modo di vivere di indigeni e nuovi arrivati, il loro scontro e il tentativo di far sparire popolazione e vecchie tradizioni. Ho appreso molto, per esempio, sugli Inuit e di come il loro vivere da cacciatori abbia resistito al cambiamento nei secoli, salvo scontrarsi col nuovo perbenismo capitalista che vede, adesso, la caccia come sbagliata, nell'ipocrisia di un finto ambientalismo e malgrado l'ecosistema Inuit sia sempre rimasto in equilibrio, nonostante la caccia.

Un'altra riflessione molto interessante a quelle latitudini in Groenlandia, ma non solo, è quello della proprietà privata, altro terreno di scontro fra capitalismo e società che vivono in equilibrio con la Natura, che ritengono impossibile e contrario a ogni logica che ogni porzione di terra debba appartenere a qualcuno e che non sia, piuttosto, di libero accesso e utilizzo per tutti.

Queste sono solo un paio di spunti di riflessione forniti dal testo, forse quelli che mi hanno maggiormente colpita nella lettura. In effetti l'autore spazia dalla storia antropologica, sociale e naturale ai paesaggi, passando per la storia dei luoghi e per usi e consuetudini dei paesi attraversati.

Si tratta dunque di un libro molto ricco di materiale, forse da tenere persino per consultazione. La scrittura è non solo descrittiva, ma anche molto riflessiva e, in alcuni momenti, persino malinconica. Ha reso davvero il senso di recherche dell'autore e la sua urgenza di scoprire il Nord e scoprire sé stesso attraverso il viaggio, arrivando a essere fin quasi troppo personale per un racconto di viaggio. 

Giudizio: ⭐⭐⭐

Nessun commento:

Posta un commento