Il Maestro e Margherita è il più noto e tormentato (scritto, bruciato, riscritto e poi pubblicato postumo nel 1967) dei romanzi di Bulgakov: mi sono convinta a leggerlo dopo averne sentito parlare (con molti spoiler) da Alessandro Barbero, che lo considera (almeno nelle interviste) il suo libro e la sua storia d'amore preferita. L'ho letto nell'edizione Einaudi (386 pagine).
[...] non può essere, i manoscritti non bruciano.
La storia è un intreccio di fatti che accadono a personaggi diversi: è un romanzo corale e ha una struttura straordinariamente moderna, cosa che mi ha colpito moltissimo.
Il primo libro si incentra sul personaggio del Diavolo, Woland, che compare a Mosca e compie una serie di mascalzonate, divertenti solo per il lettore, ai danni degli abitanti, assieme ai suoi accompagnatori, uno più eccentrico e cattivo dell'altro: Korov'ev, Azazzello, il gatto gigante Behemoth e Hella.
Il secondo libro (che mi è piaciuto di più) racconta invece le vicende di Margherita, l'amante del personaggio introdotto nel capitolo tredici (forse il più bello del libro), il misterioso e maledetto Maestro, che racconta la loro storia d'amore. La storia dei due, nella seconda parte, si intreccia a quella della diabolica gang, ma in realtà tutte le storie dei molti personaggi si intrecciano fra loro.
A queste linee narrative si aggiungono anche, frammisti agli altri, ma senza un ordine o una divisione precisa, i capitoli che costituiscono la storia romanzata di Ponzio Pilato, da un punto di vista inedito.
Questa parte è spesso stata considerata letterariamente la più interessante, ma io ho preferito quelle incentrate su Margherita, personaggio romantico e determinato, pronto per amore a qualunque cosa.
Di che cosa dunque aveva bisogno quella donna? Di che cosa dunque aveva bisogno quella donna nei cui occhi ardeva un incomprensibile focherello? Di che cosa dunque aveva bisogno quella strega, lievemente strabica da un occhio, che in quella primavera si era adornata di mimose? Non lo so, lo ignoro. Evidentemente essa diceva la verità, aveva bisogno di lui, del Maestro, e non d'una palazzina gotica, né di un giardino particolare, né di quattrini. Essa lo amava, diceva la verità.
Il Maestro è meno in primo piano della sua amante, ma è drammatico e struggente nei momenti in cui compare.
Si mise il berretto in testa [...]- Me l'ha cucito con le sue mani - aggiunse con fare misterioso.
I più originali personaggi, tuttavia, sono Behemoth, Korov'ev e Azazzello, non solo per il loro aspetto bizzarro, ma soprattutto per le uscite sopra le righe e inaspettate.
Ho spesso visto accostare a romanzo il realismo magico, ma non ce ne ho ravvisato le caratteristiche: gli interventi magici compiuti da Woland o dai suoi diabolici aiutanti sconvolgono Mosca e sono vissuti dalle vittime come eventi straordinari e inspiegabili. Sono rimasta anche un po' perplessa di fronte alla satanica potenza magica: in certe circostanze il Diavolo appare onnipotente, in altre il gruppo sembra dover ricorrere al raggiro del prossimo per ottenere qualcosa. Semplici esigenze narrative o voglia dei personaggi di divertirsi?
La scrittura è molto fluida e il libro scorre benissimo, regalando al contempo struggimento e divertimento. Non mancano, inoltre, spunti di riflessione sociali, anche sulla vita del periodo in Russia, a volte descritta mediante metafore. Sono quindi possibili più livelli di lettura, il che rende quest'opera complessa e completa.
Giudizio: si tratta di un'opera bellissima e particolare, non omogenea per struttura e contenuti, ma ciascuno può trovare qualcosa da amare all'interno di queste pagine che hanno comunque una prosa bellissima e intensa. La parte incentrata sui due amanti per me è un capolavoro, ma nel complesso sono leggermente più tiepida, solo per un minore interesse sugli altri temi ⭐⭐⭐⭐ 1/2
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