Marcello Simoni, popolarissimo giallista storico italiano, che ha all'attivo più di trenta romanzi pubblicati, oltre a molti racconti e a saggi, con Il teatro dei delitti (Newton Compton, 224 pagine) aggiunge un secondo capitolo alla saga dell'investigatore Vitale Federici.
Come ne La taverna degli assassini (il primo, che naturalmente leggerò dopo il secondo, come tradizione vuole), l'ambientazione è il Granducato di Toscana di fine Settecento. Stavolta, però, precettore e studente, Bernardo della Vipera, (un po' come Guglielmo da Baskerville e Adso) si trovano a seguire un'indagine al teatro della Pergola, durante la rappresentazione de Le feste d'Iside.
Al primo atto dello spettacolo, un urlo interrompe la messa in scena. Dal pubblico qualcuno ha visto nel retro del palco quello che sembra un omicidio e il duo inizia le indagini per capire cos'è successo, fra botole, quinte e i corridoi labirintici del teatro della Pergola di Firenze.
La particolarità dei romanzi di Simoni è la cura maniacale per l'ambientazione e Le feste d'Iside fu veramente messo in scena il 10 febbraio 1794. Il libretto dell'opera riporta anche i nomi con gli attori, librettista, scenografo, tutti resi personaggi che l'autore fa comparire nel romanzo, affiancandoli a quelli di finzione. Anche il teatro -peraltro bellissimo e ancora in attività, tra i primi teatri all'italiana- è descritto minuziosamente e devo ammettere che, per me, gran parte del valore di questo romanzo è stato proprio nella ricostruzione storica dell'edificio, dei costumi, dell'atmosfera della serata in teatro.
La trama mistery è interessante, soprattutto per la sfumatura a confine fra reale e immaginato che a un certo punto prendono gli eventi e lo svolgimento mi è piaciuto abbastanza: si mantiene fra interrogatori, colpi di scena piuttosto frequenti e comicità. La soluzione, tuttavia, è molto più semplice di quello che il sottotitolo del romanzo (Un giallo irrisolvibile) farebbe pensare: c'è proprio la scena con l'indizio in bella mostra nello stile de La signora in giallo.
Per quanto riguarda la scrittura, è piuttosto ben scritto e mantiene un ritmo incalzante: ha capitoli brevi, ognuno terminante con un colpo di scena (come dichiarò l'autore alla presentazione a cui assistetti all'Odeon di Firenze: più all'americana che alla Umberto Eco). Si tratta dell'aspetto che ho preferito meno: un po' affettato, mi ha stancata in poco tempo.
Giudizio: complessivamente lo reputo un discreto romanzo d'intrattenimento. ⭐⭐⭐
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