domenica 8 gennaio 2023

I libri della Piccola Farmacia Letteraria

 Tra settembre e l'inizio di questo 2023 (il secondo capitolo è stato il mio libro ponte 2022-2023, seguendo la tradizione di concludere e finire l'anno con qualcosina di lieve, come tra 2021 e 2022, quando stavo leggendo Teresa Papavero e lo scheletro nell'intercapedine, altro giallo umoristico, ma molto più riuscito di quello di cui tratto oggi) mi sono letta i due libri di Elena Molini, la libraia che a Firenze ha aperto un negozio in cui ogni libro è accompagnato dal suo bugiardino: l'idea è che i libri siano terapeutici e che, dunque, i clienti trovino in libreria i rimedi per il proprio "male di vivere".

Sono venuta a sapere della libreria proprio perché una mia amica, che abita in città, ha trovato su quegli scaffali alcuni regali per la nostra compagnia, quando nel 2021 ci venne l'idea, per i nostri compleanni, di regalarci reciprocamente un libro. Così mi è toccata una copia di Quel che si vede da qui, prossimamente in lettura e su questi schermi. Poi tra le offerte di Amazon trovai a pochi euro Piccola Libreria con Delitto, che scoprii essere il sequel di La Piccola Farmacia Letteraria, che era disponibile per l'appunto su Kindle Unlimited quando mi ero iscritta al mese di abbonamento gratuito. Al modico prezzo per cui li ho avuti, sono libri che possono essere letti con leggera godibilità.


Partiamo dall'inizio, La Piccola Farmacia Letteraria, è il racconto un po' romanzato di come sia nata la libreria in via di Ripoli, romanzato sia nella trama, sia nella protagonista, che si chiama Blu Rocchini, ma non è dato sapere a quale livello di autobiografia corrisponda alla scrittrice, che però di certo consiglia gli stessi libri nella fiction e nella realtà, a giudicare dal libro che mi è stato regalato. Spero poco su tutto il resto, perché Blu è un personaggio perfettino e incoerente, che alterna la disorganizzazione alla pianificazione, la pretesa sciattezza alla frivolezza di mettersi in ghingheri scegliendo gli abiti che le stanno meglio. A volte la scrittrice la fa muovere come un personaggio di un anime (non un manga, c'è proprio l'animazione), che è qualcosa di spiacevole. La storia, però, è abbastanza carina: Blu, trentenne fiorentina, convive con le sue tre amiche del cuore (Carolina, Rachele e Giulia) e prova ad aprire una libreria nella parte sud d Firenze, che però stenta ad avviarsi, finché alcuni incontri non le danno alcune idee per farla decollare e non la mettono sulle tracce di un misterioso sconosciuto. 

La lettura è molto leggera, ma non riesco a scindere nel mio giudizio il fatto di averci trovato scritto, per la prima volta nella mia vita, un "piuttosto che" disgiuntivo. Una volta per tutte, non è il modo corretto di usarlo. Non lo è. Non è che esistono entrambe le forme, entrambi i significati: usarlo in modo disgiuntivo è scorretto e crea confusione. Chiuso. Vedere l'Accademia della Crusca per dubbi.

Giudizio: questo errore madornale e assolutamente imperdonabile di copiare una moda milanese nello scritto e l'antipatia del personaggio mi spingono su un giudizio basso ⭐⭐

Ma se non t'era piaciuto il primo, Giulia, perché hai perseverato col secondo? Perché ho comprato prima il titolo che m'attirava (da amante del giallo) e poi, visto che avevo l'opportunità gratuitamente, li ho letti in ordine cronologico. E ormai i miei quasi tre euro non li potevo gettare così. Col sequel, Piccola Libreria con Delitto, è andata un pochino meglio, probabilmente perché ha virato sul giallo e l'intreccio è discreto: la libreria di Blu si è ormai avviata con tanto successo che ora la giovane imprenditrice sta iniziando con l'amica Carolina degli incontri di biblioterapia. Una mattina però la chiama disperata la sua amica Rachele, chiusa a chiave dentro l'abitazione del fidanzato, agonizzante vicino a lei con un coltello piantato nel fianco. Blu si improvvisa detective e, naturalmente, risolverà meglio della polizia il mistero, pur essendo coinvolta affettivamente, cosa sempre raccomandata nelle inchieste. Il ritmo però ci guadagna, il piglio è più dinamico e meno ripetitivo che nel precedente romanzo. Invero, il colpevole è introdotto direttamente col movente, che si collega facilmente al significato di un messaggio che tutti i lettori capiranno al primo colpo (ma la detective in erba no), si lascia sfuggire un'affermazione che palesemente lo dichiara colpevole e, quindi, ai tre quarti del libro il lettore medio scopre l'assassino. Però la storia è gradevole. Come nel libro precedente, abbiamo la solita protagonista-narratrice antipatica, che a questo giro si mette anche a raccontarti completamente fuori contesto l'architettura delle Oblate e le statue di Boboli, così, per farti sapere che le conosce. Non bastava continuare a dimostrare di aver letto più libri di chiunque altro. La narratrice si lamenta anche di chi utilizza inglesismi come business, ma poche pagine dopo utilizza, anche stavolta senza senso, parole come "crush" e "appetizer". Il linguaggio, in questo come nel primo, è estremamente informale, quindi talvolta scade nel volgare. Nell'edizione in mio possesso ci sono anche diversi refusi, cosa che rende illegale vendere questi libri al prezzo pieno delle nuove uscite.

Giudizio: migliore del primo, ma non brilla per simpatia del personaggio primario, lettura adatta a chi cerca qualcosina di leggero ⭐⭐⭐

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