venerdì 13 gennaio 2023

Il primo giallo con protagonista Clara Simon: I delitti della salina

 Quest'estate era uscito Il complotto dei Calafati, del cagliaritano Francesco Abate, di cui ancora non avevo letto nulla, che mi ispirava per ambientazione e per il fatto di avere come protagonista una giovane investigatrice donna. Essendo una vergine pignola ho deciso di comprarmi (per portare a casa lo zainetto che Einaudi regalava con l'acquisto due titoli - poi non sapevo scegliere e ne ho comprati tre, tutti messi nella Sfida dello Scaffale Strabordante di quest'anno, ma fa lo stesso-) il primo titolo di questa saga: I delitti della salina. A dicembre finalmente me lo sono letta, per la Guforeadathonitalia.


Inizio Novecento, Cagliari. Clara Simon è la figlia di un capitano sardo disperso da cinque anni in Vietnam? e di una donna cinese che lavorava nei mercati di tessuti della città, morta subito dopo la nascita della figlia. Appartiene alla classe aristocratica, in quanto nipote di uno dei più importanti armatori della città, ma per le origini miste non è benvoluta e lo è ancora meno perché vuole diventare giornalista investigativa (la prima in Italia) per il quotidiano più importante di Cagliari, l'Unità. Non solo, con le sue inchieste sta cercando di sovvertire l'ordine costituito, schierandosi dalla parte dei lavoratori vessati da quegli stessi aristocratici con cui condividerebbe l'estrazione sociale, ma che la rifiutano. E infatti è stata degradata da poco a correttrice di bozze, quando cominciano a scomparire alcuni bambini che lavorano al mercato portando i cesti sulla testa, i cosiddetti picciocus de crobi, e quei lavoratori che aveva aiutato in passato le chiedono di scoprire la verità. Ad aiutarla saranno il suo amico d'infanzia, Ugo, e il tenente dei carabinieri Rodolfo, entrambi innamorati di lei.

La storia non sarebbe così spiacevole a leggersi (è piuttosto scorrevole), se non fosse che dovrebbe trattarsi di un giallo e invece non lo è nemmeno lontanamente. Se fosse venduto come "Le avventure di Clara Simon" non ci sarebbe niente da obiettare, ma non si può spacciare per una detective story. A metà libro ci sono due morti, ma ancora non si è avviata un'indagine. A due terzi del libro siamo a due morti e un attentato. Nelle ultime pagine si accumulano gli eventi che porteranno alla risoluzione del caso, ma ci si arriva solo perché è introdotto un personaggio che funge da deus ex machina (letteralmente "oh, sono capitato qui per sbaglio, vi porto dai cattivi io"), non per le deduzioni dei detectives, che sono tre, ma così impegnati a corteggiarsi da non trovare il tempo di svolgere un indagine (nel senso classico del termine, ovvero non "mi odia, deve essere stato lui"). Non c'è un indizio che sia uno sul colpevole, che poteva essere chiunque, visto che le sue motivazioni sono svelate solo alla fine. Se Abate lo riscrivesse mettendo un altro tizio o un'altra tizia qualunque sulla scena, non dovrebbe cambiare di una virgola le pagine precedenti.

Ho trovato eccessivo questo odio riversato come un fiume in piena sulla protagonista (giustificato solo dal razzismo, perché nasce a monte dell'essere diventata una figura scomoda dentro la stampa), che mi ha ricordato lo stesso astio che incontrava Petra Delicado nella sua prima indagine, Riti di morte (primo e ultimo libro che ho letto sull'investigatrice spagnola, il peggior libro in cui mi sia capitato di imbattermi nella vita, mentre di Alice Giménez Bartlett ho adorato invece Exit). Trattandosi di un primo libro di una saga, inoltre, dedica molto più tempo all'introduzione dei personaggi che si incontreranno negli episodi successivi (cercando di renderti simpatici i buoni e odiosi i cattivi), che all'intreccio. Ma questa non è una grande giustificazione. Il romanzo è autoconclusivo per quel che riguarda la serie di delitti (che per essere pignoli non sono neanche veri), ma ha un finale aperto, proprio troncato di netto (anche troppo detto tra noi), che non ho trovato così efficace: ha lasciato così tanto a desiderare il resto, che quanto è lasciato in sospeso non suscita abbastanza curiosità per comprare il secondo libro.

Giudizio: pessimo, non è un giallo, solo intrattenimento fine a sé stesso ⭐

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