mercoledì 26 aprile 2023

Tredici problemi per l'esordio di Miss Marple

 Il primo libro che vede protagonista Miss Marple, la detective preferita da Agatha Christie (che al contrario mal tollerava il belga, assassinato prematuramente nel 1975 dalla scrittrice, un anno prima di morire, con Sipario, anche se lo aveva già pensato e scritto negli anni Quaranta), è La morte nel villaggio, del 1930. Ma la nonnina compare timidamente già nel dicembre del 1927, quando le sue prime sei brevi avventure cominciarono a essere pubblicate mensilmente su The Royal Magazine.


Si trattava di sei casi, ciascuno portato a conoscenza da uno dei membri de Il club del martedì, che settimanalmente si riuniva a casa di Jane Marple per cercare di risolvere uno di questi misteri. Tra i membri figurano Miss Marple, naturalmente; suo nipote, lo scrittore Raymond West; l'amica di questi e artista, Joyce Lemprière; l'ex commissario capo di Scotland Yard, Sir Henry Clithering; il dottor Pender e l'avvocato Petherick.

Il club del martedì sera, raccontato da Sir Clithering, riguarda un caso di avvelenamento in cui perde la vita una delle tre persone presenti alla cena. Questo è il primo caso in cui Miss Marple sorprende tutti, lettori compresi, con una soluzione originale che non in molti si sarebbero immaginati.

Il tempio di Astarte, che avevo già letto in un'altra raccolta, è l'esperienza esoterica vissuta dal dottor Pender, coinvolgendo divinità pagane e riti di morte. Questo caso ha una soluzione più semplice a cui arrivare.

Lingotti d'oro, il caso di Raymond West, coinvolto con un suo anico in un'avventura alla ricerca di lingotti d'oro affondati con una nave spagnola a largo della Cornovaglia. Anche stavolta credo sia possibile arrivare alla soluzione.

Sangue sul lastricato è un racconto di Joyce Lemprière, ambientato in una località balneare in Cornovaglia e che un po' ricorda Corpi al sole, anche se non ci sono arrivata subito.

Movente contro occasione è il caso dell'avvocato Petherick, forse il più carino di questa mandata. L'avvocato si ritrova infatti testimone di un suo anziano assistito che cambia il proprio testamento in favore di una medium, al posto dei suoi eredi naturali. Ma al momento della lettura del testamento, c'è solo un foglio bianco e anche stavolta solo Miss Marple saprà svelare il mistero.

L'impronta di San Pietro è infine il problema sottoposto dalla nostra anziana detective, che coinvolge una sua nipote, che sposa un marito con cui non va d'accordo. Quando l'uomo muore, si sparge nel villaggio la voce che sia stata lei a ucciderlo e chiede aiuto alla zia Jane per tirarsene fuori. Anche in questo caso la soluzione è piuttosto originale.

Il secondo ciclo di sei racconti compare tra il dicembre 1929 e il maggio 1930 sul mensile The Story-Teller Magazine. Cambia leggermente ambientazione: siamo ancora a Saint Mary Mead, ma a casa dei coniugi Bantry, presso cui si trova Sir Henry Clithering, che chiede di poter rivedere la deliziosa anziana signora che l'anno precedente aveva battuto brillantemente Scotland Yard nella risoluzione dei misteri del Club del martedì. Così a cena Miss Marple si ritrova con Arthur e Dolly Bantry, l'ex commissario capo, il dottor Lloyd e l'attrice Jane Helier, sempre con l'intento di risolvere misteri.

Il geranio azzurro è un delitto della porta chiusa, originale e difficile da risolvere, che è stato anche trasposto nella serie tv con Julia McKenzie. Inizia il giro il colonnello Bantry. Una donna tirannica è ossessionata con veggenti e superstizioni. Quando un'indovina l'avvisa di stare attenti a certi segni premonitori, si chiude in camera in preda al terrore, ma questo non le permetterà di sfuggire alla morte.

La dama di compagnia è il racconto del dottor Lloyd, che si trova a Las Palmas di Gran Canaria quando assiste all'annegamento di una donna inglese nelle acque dell'Atlantico. La donna era la dama di compagnia della bagnante che ha provato a salvarla e che, dopo l'episodio, fa una strana fine.

I quattro indiziati ha una struttura classica: una casa, un uomo che si nasconde dal suo passato e solo quattro persone che possono aver commesso l'omicidio. Ma mentre Sir Clithering non riesce a risolvere il suo caso, la signora Bantry e Jane Marple hanno colto gli indizi necessari.

Una tragedia natalizia è il triste e geniale mistero raccontato da Miss Marple, che non solo presagisce l'omicidio, ma fiuta anche in anticipo chi è l'assassino, anche se è difficile incastrarlo.

L'erba della morte, il racconto dalla signora Bantry, vede invitati i due coniugi a una cena da un anziano conoscente. I commensali vengono avvelenati con della digitale, ma solo una persona muore. Anche stavolta solo Miss Marple poteva indovinare l'accaduto.

Un incidente al bungalow chiude la serata dai Bantry. Jane Helier racconta di come sia stata coinvolta in un furto di gioielli. Miss Marple sembra non riuscire a risolvere il mistero, ma è solo un trucco.

I primi dodici racconti precedono la pubblicazione del primo romanzo che ha per protagonista la Signorina Marple, che avviene nell'ottobre del 1930.

L'ultimo racconto, Morte per annegamento, ha una genesi e una struttura a sé. Pubblicato nel novembre del 1931 sul Pall Mall Magazine, dopo l'uscita de La morte nel villaggio, è stato incluso l'anno successivo nella raccolta Miss Marple e i tredici problemi. In questo caso non c'è una riunione per discutere casi, ma Sir Clithering è ospite dei signori Bantry, quando apprende della triste storia di una ragazza "messa nei guai" e poi morta annegata, forse suicida, forse no. Miss Marple si rivolge all'ex commissario capo perché conosce la soluzione, ma ha bisogno che l'amico l'aiuti a provarlo.

I racconti sono originali, ma contengono molti spunti ripresi o approfonditi in successivi scritti di Agatha Christie. Mi sono piaciuti molto, sono brevi, freschi nonostante lo scorrere del tempo, 

Giudizio: la lettura è breve e piacevole ⭐⭐⭐⭐

Le spy stories di Agatha Christie: Passeggero per Francoforte

 Ultimo libro della Christie per il mio Scaffale Strabordante 2022, ovvero i trenta libri rimasti in libreria da leggere da chissà quanto tempo.

In questo caso si tratta di un'altra "storia minore" della regina del giallo e, precisamente, di una storia di spionaggio, contaminata da elementi del giallo, che l'autrice definì una stravaganza, la cui origine è spiegate dalle parole della Christie stessa in introduzione:

"È possibile immaginare una causa fantastica? Una Campagna segreta per il Potere? Può una mania di distruzione creare un nuovo mondo? È possibile andare oltre e suggerire mezzi apparentemente incredibili per sventare la minaccia? Niente è impossibile: ce lo ha insegnato la scienza. Questa storia è essenzialmente di fantasia. Non vuole farsi passare per altro. Ma la maggior parte dei suoi avvenimenti si stanno verificando realmente, o promettono di verificarsi, nel mondo d'oggi. Non è una storia impossibile...è solo una storia fantastica."


Un diplomatico inglese, noto per avere più a cuore il suo senso dello humor che il suo ruolo e la sua carriera, incline ad accettare senza troppe domande un diversivo, è in attesa del suo volo per Londra nella sala d'aspetto dell'aeroporto di Francoforte, quando gli si avvicina una ragazza che gli chiede il passaporto e la sua mantella per fingersi lui e scappare da alcuni assassini sulle sue tracce. L'uomo, Sir Stafford Nye, accetta, ritrovandosi ben presto coinvolto nel cercare di scongiurare un complotto internazionale.

Le idee del complotto sono vaghe e confuse, seppur cercate di illustrare in molti discorsi lunghissimi che riempiono pagine e pagine di questo libro, rendendolo anche un pochino noioso. Non c'è un piano ben specifico, ma incerti ideali sulla razza ariana discesi direttamente dalle convinzioni di Hitler, probabilmente più fresche nella mente di chi aveva vissuto la Seconda Guerra Mondiale solo venticinque anni prima. Sempre nell'introduzione la Christie ci spiega come ha tratto spunto da quello che vedeva accaderle intorno e forse dalle sue paure di donna dell'epoca vittoriana catapultata in un mondo completamente diverso da quello in cui era nata:

"Basta saper guardare quello che fornisce quotidianamente la Stampa. [...] Analizzare gli avvenimenti del 1970 in Inghilterra. Leggere la prima pagina tutti i giorni, per un mese, prendere appunti, considerare, classificare. 

Ogni giorno, un omicidio. Una ragazza strangolata. Una donna anziana malmenata e derubata dei suoi miseri guadagni. Giovani aggrediti o aggressori. Edifici e cabine telefoniche fracassati e sventrati. Smercio di droga. Bambini scomparsi e cadaveri di bambini assassinati. 

Può essere l'Inghilterra questa? L'Inghilterra è veramente così? Si ha la sensazione...no...non ancora, ma potrebbe diventarlo. Si sta risvegliando la paura...paura di ciò che potrebbe essere. Non tanto gli avvenimenti in sé, ma le motivazioni che potrebbero nascondersi dietro di essi. [...] Anarchia...tutto in crescendo. Tutto pare condurre al misticismo della distruzione, al piacere della crudeltà."

Il libro è stato abbastanza inusuale: la storia del complotto tratteggiata in modo abbastanza vago, i personaggi abbastanza sfuggenti, il ritmo abbastanza rallentato dalle spiegazioni e troppo poco animato per essere una storia di spie, che non corrono veramente pericoli ma che si comportano prevalentemente da ambasciatori che tastano il terreno e fanno il doppio gioco. Il finale è arrivato, tutto sommato, di corsa, rispetto al ritmo generale del romanzo e lascia abbastanza spiazzati. È veloce, lascia alcune domande (e la situazione internazionale) in sospeso, anche se si capisce da che parte va a parare.

Giudizio: Onestamente è la lettura che ho meno preferito tra le molte che ho fatto di Agatha Christie. ⭐⭐

Il caso Agatha Christie è una delusione cocente

Pieno di errori grossolani, banale e noioso.

Basterebbero queste parole per riassumere quello che è i libro di Nina De Gramont, Il caso Agatha Christie, edito in Italia da Pozzi Editori. E pensare che me lo ero fatta regalare per Natale con aspettative altissime, dovute all'intrigante tagline:

"Nel 1926 Agatha Christie sparì per undici giorni. Sono l'unica a conoscere la verità su questa scomparsa. Non sono Hercule Poirot. Sono l'amante di suo marito."

Premesse molto promettenti. 


In effetti il libro parte da un evento che si era davvero verificato il 3 dicembre del 1926: la signora Christie e il marito litigarono a causa dell'amante di lui, Nancy Neele, che frequentava da tre anni, dopodiché lui partì per un week end proprio con l'altra donna, mentre Agatha Christie si allontanò in serata con la sua auto. Il giorno dopo l'auto fu ritrovata fuori strada con dentro la valigia e i documenti della scrittrice, ma della donna non si seppe nulla, nonostante fosse stata organizzata una ricerca con 15.000 volontari e l'utilizzo di aerei, fino al 14 dicembre, quando fu rintracciata in un albergo di Harrogate, registrata col cognome dell'amante del marito e in preda ad amnesia. In seguito i coniugi Christie divorzieranno e Archie Christie sposerà effettivamente Nancy Neele, mentre Agatha Christie sposerà l'archeologo Max Mallowan. E questa è storia.

Non si è mai saputo cosa fosse accaduto di preciso: si è sempre ritenuto che la scomparsa fosse stata dovuta agli eventi traumatici che avevano colpito la scrittrice in quei mesi (la richiesta di divorzio del marito e prima ancora il lutto per la morte dell'amata madre). La stessa Christie glissa l'argomento nella sua autobiografia, che mi sono decisa a comprare, dopo molto tempo che la tenevo nella wish list, anche per ripulirmi la mente dalle sciocchezze scritte in questo libro.

Chiunque, di fatto, potrebbe speculare sulla decina di giorni di sparizione della donna e sulle cause. Ma proprio chiunque, tanto è vero che lo fa questa americana De Gramont, con risultati orridi.

Elencherò dunque tutte le ragioni per cui questo romanzo è spazzatura (potrebbero esserci parziali spoiler, ma niente che non si capisca dopo la lettura dei primi capitoli - i plot twist, per intendersi, non saranno sciupati): 

  1. la protagonista non è la regina del giallo, ma l'amante del marito, che qua prende il nome di Nan O'Dea, non si sa perché. Questo mi dava già molto fastidio, perché avrei voluto che la storia si incentrasse sul leggendario mistero di questa scomparsa, sulle mosse della scrittrice in quei misteriosi giorni e non su un'altra tizia, che avrebbe potuto essere semplicemente la narratrice.
  2. La protagonista è antipaticissima, non solo in quanto odiosa ladra di mariti, ma soprattutto perché le sue motivazioni per tale furto e per la preferenza del signor Christie all'uomo che ha sempre amato sono assolutamente irrazionali, caratteristica che detesto sempre. La motivazione da cui parte tutto non è credibile, oltre che offensiva per i Christie.
  3. La narrazione per quasi tutto il tempo è in prima persona, ovvero resa attraverso la voce della O'Dea, il che comporta due ordini di problemi:
    1. la narratrice è onnisciente senza motivo (perché mai dovrebbe sapere come l'amante parla di lei, specialmente se dice qualcosa che non avrebbe motivo di dirle dopo? o di dialoghi che non possono esserle stati riferiti, per esempio tra l'editore della Christie e Conan Doyle?);
    2. è una narrazione difficile da mantenere e infatti, quando l'autrice (e l'editore) se ne dimentica, senza motivo a un certo punto si passa a una terza persona (da "di me" a "di Nan").
  4. I capitoli si chiamano "Qui giace sorella Mary" e "La scomparsa", ma non sono due. Sono trentacinque capitoli che si titolano alternativamente in un modo o nell'altro. Sarebbe già odiosa di per sé questa ripetizione che sa molto di pigrizia, sennonché i nomi dei capitoli dovrebbero rimandare a un preciso contenuto, dividendosi nel racconto strappalacrime (ma non a me) di Nan e nella cronaca delle ricerche della Christie. Peccato che questa rigida divisione non sia mantenuta, lo svolgimento degli argomenti nei capitoli diventa abbastanza libero e dunque la monotonia dei titoli perde qualunque significato.
  5. Alcune cose che succedono sono insensate e forzatissime (ora occorre fare degli spoiler esemplificativi): uno degli ispettori che cercano Agatha Christie per tutta l'Inghilterra a un certo punto si perde per una campagna sconosciuta, si imbatte in una casa qualunque, si avvicina, sente il ticchettio di una macchina da scrivere, bussa e gli apre la scrittrice scomparsa. Per me questo è un troiaio, non ha senso e i lettori dovrebbero essere avvertiti di cosa si troveranno davanti. Di più, essendo la persona più ricercata della Gran Bretagna, col volto sulle prime pagine dei giornali, la nostra scrittrice si prende il lusso di andare per negozi e altri luoghi pubblici senza mascherarsi. Questa irrazionalità diventa dunque il codice di comportamento di molti dei personaggi che compaiono.
  6. A un certo punto, per non farsi mancare nulla, compare il delitto. Su questo delitto la De Gramont mette in bocca alla Christie delle parole che non le sarebbero state proprie: sembra accettarlo, giustificarlo, quando la scrittrice ha sempre fatto dire a Poirot che l'omicidio non è giustificabile e cha ha un atteggiamento borghese nei confronti del delitto. Almeno nei gialli i lettori hanno diritto di vedere il colpevole consegnato alla giustizia e l'unica volta in cui la Christie viene meno a questa regola è ne L'assassionio sull'Orient Express, che però ha una struttura e una soluzione particolarissime e quello che avviene è giustificato dal fatto che si tratti più un processo-condanna nei confronti di chi tolse molte vite, che un semplice omicidio. Il delitto ne Il caso Agatha Christie, al contrario, è una semplice vendetta in cui le vittime rispondono con l'omicidio a crimini completamente diversi, andando oltre persino al barbarico "occhio per occhio" biblico.
Questi i principali difetti.
La storia (per me secondaria, ma in realtà per l'autrice principale) di Nan O'Dea è infarcita di accadimenti drammatici, forse troppi per suscitare veramente empatia, a cui la ragazza reagisce in modi sempre illogici: ha almeno un paio di occasioni di comportarsi in un modo che le avrebbe evitato i guai in cui si caccerà, ma con motivazioni ingenue va per la sua strada. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Non aiuta non essere ben disposti nei suoi confronti e come si fa a esserlo se vuol portare via il marito a un'altra donna (una donna verso cui i suoi fan e ammiratori nutrono sicuramente simpatia). Nan passa dalla parte del torto immediatamente e peggiora la sua posizione (non la migliora se l'autrice aveva questa intenzione) quando si scopre che ama e ha sempre amato, riamata, un altro uomo. Quindi pur trovandosi nella condizione di passare una vita felice con la persona amata, preferisce strappare a un'altra donna il marito che lei non ama, ma la moglie, poverina, sì. Da questo momento niente di quello che mi dirà l'autrice sulla sua infelice storia (che se si legge bene è dovuta alle leggerezze di una giovane sprovveduta, che avrebbe potuto seguire i consigli e la protezione della madre, invece voleva assecondare le proprie sciocche idee romantiche) mi farà cambiare idea sulla protagonista. La vera motivazione della sua decisione, apparentemente senza senso, verrà data più avanti e sembra comunque più il delirio di una schizofrenica che una giustificazione ragionevole. Per l'amore che dice di provare dovrebbe comunque compiere una scelta diversa, sacrificarsi, invece è spinta da mero egoismo e preferisce distruggere una famiglia.

Questo libro non ha niente che valga la pena di salvare. L'autrice si illude di aver scritto una storia molto romantica e drammatica, ma la verità è che è ciarpame privo di logica e anche molto poco attento agli errori.

Giudizio: ⭐