martedì 28 novembre 2023

Che genere di romanzo è Il monaco di Matthew Gregory Lewis?

 Il Monaco di Matthew Gregory Lewis è un libro ben strano.


Se Lewis, diplomatico inglese coevo e conoscente di Byron e Shelley, non l'avesse scritto in dieci settimane, durante le quali si trovava all'Aja, i vari stili che si ravvedono nelle tre parti che lo compongono avrebbero fatto pensare a una genesi molto più lunga.

Critici letterari più competenti di me hanno già esposto il perché questo romanzo sia stato a lungo dimenticato prima che tornasse in auge per gli elementi gotici che lo caratterizzano. Così spiega Mario Praz nell'introduzione -tutta spoiler- che si legge già sulla quarta di copertina dell'edizione Einaudi del 1970 che ho preso in biblioteca per partecipare a un gruppo di lettura sul romanzo gotico, per l'appunto.

L'edizione non brilla neanche per la traduzione. Comunque vuoi per colpa di questa, vuoi perché era proprio Lewis che scriveva così, questo libro mi sembra proprio diviso in tre parti completamente diverse, ma andiamo in ordine.

La storia verte su tre "coppie" di personaggi principali, introdotti un po' per volta nel primo volume. Da un lato abbiamo la storia di Lorenzo de Medina, che si innamora della bella Antonia, figlia di Elvira, moglie di un nobile ripudiato dal padre proprio per via del suo matrimonio; dall'altro abbiamo Raimondo de las Cisternas, proprio cognato di Elvira, innamorato di Agnese, sorella di Lorenzo. Per l'appunto e casualmente, le strade di queste coppie si incrociano e il romanzo racconta le loro disavventure. La terza coppia di personaggi, che chiude il quadro, è quella del religioso da cui deriva il titolo del libro e del suo complice e tentatore. L'avvio del primo capitolo, infatti, ci mostra un cappuccino Ambrosio, venerato come santo a Madrid, che predica nella chiesa dove (che casualità proprio!) si conoscono Lorenzo e Antonia. Alternata a quella degli altri personaggi, si dipana nel libro anche la sua storia: quella di una perdizione. Da uomo considerato puro, illibato, estraneo a tentazioni e al peccato, a poco a poco precipita in una spirale sempre più profonda e ripida di corruzione. Procedendo in modo graduale Ambrosio cede prima a peccati più lievi, poi via via più gravi, preceduti da esitazione, tentennamento e seguiti da rimorso e costrizione, ma questi sempre minori man mano che perde il rispetto di Dio e del mondo. Vedendo che nel peccare non riceve punizione, rinnega uno alla volta i suoi primordiali ideali, vigliaccamente pensando che comunque ha "solo fatto questo" o "solo fatto anche quest'altro", ma che tutto sommato non va tanto male.

Mi è piaciuta la descrizione di questo processo, proprio graduale, di compromissione della sua integrità, in precedenza tanto vantata. Tuttavia la parte che ho preferito nel romanzo è quella cavalleresca-avventurosa che riguarda Raimondo e che comprende tutti i capitoli terzo e quarto. Questa limitata parte è simile ai romanzi di cappa e spada e, come genere, mi ha fatto tornare in mente Ivanohe o certe parti dei Promessi Sposi (che non è di molto successivo e che riguardo la Monaca di Monza può persino essere stato influenzato) o dei Tre Moschettieri, eccetto che per l'introduzione del primo degli elementi gotici, una storia di spettri.

Nei capitoli precedenti, soprattutto nel secondo, ma anche nella descrizione delle sensazioni di fronte ad Ambrosio, a essere proprio onesti, ci ho trovato alcune caratteristiche dell'harmony (che poi è il motivo per cui è stato messo da parte e considerato uno scandalo ai tempi in cui fu scritto). Questa parte l'ho trovata scritta male, con un brutto stile e non mi è piaciuta per niente.

Il libro però poi cambia ancora e col terzo volume diventa improvvisamente molto crudo (e lo diventa sempre più) e si susseguono una serie di orrori ai quali non ero preparata, dato il tono molto diverso dei capitoli precedenti, che mi avevano appunto fatto pensare alla classica storia cavalleresca in cui tutto sembra andar per il peggio, ma alla fine arrivano i buoni e la situazione volge al meglio. Alla fine l'ordine delle cose è ripristinato, ma non come mi sarei aspettata. 

Riguardo alle idee che Lewis lascia trapelare nella scrittura, o che per lo meno a me è sembrato di cogliere, da un lato abbiamo una certa avversione nei confronti delle figure religiose, qua rappresentate in buona parte come corrotte, cattive e ipocrite, fintamente devote, ma in realtà operanti solo per proprio tornaconto, per ricchezza o comunque contro i principi della vera religione. Il biasimo sembra comunque comprendere anche la superstizione, la credenza in santoni o reliquie magiche.

"Sapendo che tra coloro che cantavano le lodi del loro Dio con tanta dolcezza ve ne erano alcune che ammantavano con la devozione i più orrendi peccati, i loro inni non gli ispiravano che abominio per tanta ipocrisia. [...] Il suo buonsenso gli aveva rivelato gli artifici religiosi, la grossolana assurdità dei loro miracoli, dei loro prodigi, delle loro false reliquie."

Dall'altro lato c'è un tema che non poteva essere trattato diversamente per l'epoca in cui è stato scritto. A un certo punto è messa in bocca a una donna una frase che sarebbe stata molto all'avanguardia:

"Colpa hai detto? In cosa consiste, la nostra, se non nell'opinione di un mondo malevolo?"

Peccato che il personaggio è condannato dalla narrazione: si tratta di una strega, di una tentatrice, da ritenere colpevole e da punire. E questa colpevolizzazione della libertà femminile (anche se il contesto è più complesso di come lo descrivo adesso, limitandomi per non fare spoiler - a differenza di Einaudi) cade anche su un altro personaggio. Se dapprima è descritto un rapporto pre-matrimoniale individuando nell'uomo il seduttore, dopo è la moglie a dover rassicurare il marito che non l'avrebbe mai più ceduto a certe brame. Inoltre ogni macchia, ogni colpa di una donna in questo senso non è perdonata. Le prove sono cancellate. Non c'è altra soluzione a parte un matrimonio riparatore e se non può esserci, è il personaggio che è cancellato.

Qua ancora mi viene in mente che l'autore scrivendo abbia stabilito via via cosa far capitare e che non avesse le idee chiare inizialmente. Così si spiegherebbe il brusco cambio di stile e perché una certa situazione che era sempre stata sventata, poi invece si è concretizzata (lasciandomi sbigottita). Ci sono poi alcuni personaggi inseriti all'inizio e mai più comparsi e anche personaggi non introdotti inizialmente e poi calati in tutta fretta e fatti accettare al lettore a forza, per sistemare il cambio di rotta.

A cambiare con estrema velocità sono anche i sentimenti dei personaggi, quelli di Ambrosio soprattutto, che è proprio volubile, rendendosi quasi ridicolo, un vero fantoccio preda di ogni istinto, di ogni colpo di vento, sempre più forte della sua volontà, dei suoi cosiddetti principi.

Venendo agli elementi gotici, questi sì, ci sono: dapprima solo nella narrazione di Raimondo, un elemento isolato. Poi compare la magia (nera naturalmente). Infine donne sepolte vive come se piovesse.

La scrittura è comunque scorrevole e nel narrare l'azione Lewis è stato abile a tenere il lettore incollato alla pagina. Oltretutto l'autore cambia il focus su un personaggio proprio sul più bello. La storia ricorda un po' una telenovela spagnola per qualche dinamica familiare e sentimentale, peccato che poi volga in tragedia. La stessa ambientazione spagnola forse non è un caso: fatti così incresciosi era meglio farli apparire distanti ed esotici.

Giudizio: se non si fosse capito non m'era piaciuto. Si salva certo qualcosa, soprattutto la scorrevolezza e la presa delle vicende. Volevo davvero conoscere la fine delle vicende di Raimondo. Tuttavia non mi è piaciuta per niente la prima parte e sono rimasta turbata dalla terza. La novità o la bontà rappresentata dall'atmosfera gotica non mi basta a salvare questo pasticcio di generi.

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