giovedì 10 ottobre 2024

Perdersi fra le vite passate con Jack London

 Consigliatomi tanti anni fa e poi sempre rimandato, ho finalmente recuperato Il vagabondo delle stelle di Jack London (Adelphi, 383 pagine), che si caratterizza per una trama e una struttura abbastanza peculiari.


Il protagonista è Darrell Standing, che ci introduce subito alla triste vita che ha condotto nella prigione di San Quentin, dove, per una sorta di complotto ai suoi danni, finisce in cella di isolamento, dove trascorrerà molti molti mesi. Durante tale periodo, scopre di potersi isolare a tal punto dalla sua condizione da poter raggiungere un altro livello di coscienza.

Darrell ci spiega che era già predisposto, ma di fatto, durante quelle che definisce "piccole morti", riesce a rivivere le vite passate. Dopo i primi capitoli introduttivi, London alterna un capitolo in cui descrive le sevizie che subisce in prigione e un capitolo in cui racconta la storia di una delle reincarnazioni, da un conte francese e i suoi intrighi, al bambino che attraversa gli USA verso il west in una carovana di pionieri, dal marinaio inglese che nel Seicento vive avventure in terre straniere, all'uomo che vive ai tempi e nei luoghi di Gesù, fino al naufrago su un'isola deserta.

Le parti in cui il protagonista è in prigione mi sono piaciute, tutto sommato, di più, ma quasi fin da subito le ho trovate ricche di ripetizioni nei concetti e nelle espressioni. Mi è piaciuta la descrizione della condizione di carcerato che London compie, quasi una denuncia, sebbene non sia in grado di verificare la verosimiglianza di questo tipo di racconto.

Al contrario, le parti "slegate" che raccontano le storie degli "altri" Darrell Standing in generale non mi sono piaciute granché, con parti riuscite più o meno, secondo almeno il mio gusto: per esempio ho preferito l'avventura del nobile spadaccino Sainte-Maure e quella del naufrago Daniel Foss. Tuttavia, la maggior parte di questi racconti presenta, per me, due problemi. Da una parte, sono enumerati molti elementi, molti avvenimenti, direi troppi, per la trentina di pagine, più o meno, in cui si sviluppa la narrazione (una scrittura più moderna avrebbe focalizzato l'attenzione su un momento più circoscritto ed esordito in medias res). Dall'altra, forse per questa stessa ragione, non mi sono riuscita a immergere negli avvenimenti: non si è mai instaurata quella sospensione dell'incredulità che permette di godersi la lettura. Si percepisce costantemente, anche per qualche esternazione rivolta in modo diretto al lettore, che si tratta di un romanzo e il flusso è conseguentemente interrotto.

Sui personaggi va aggiunto che Darrell e i suoi alter-ego sono sempre rappresentati come personaggi dalle abilità straordinarie e dai pochi o inesistenti difetti, a eccezione di Jesse Fancher, perché è un bambino. Gli altri personaggi di contorno, invece, si dividono in buoni o cattivi, con pochissime sfumature nel mezzo.

In conclusione, ho trovato la scrittura quasi sempre prolissa e ripetitiva, a tratti noiosa, i personaggi poco caratterizzati e credibili e non sono riuscita a godermi le storie né delle vite passate, né dello stesso Standing. Tuttavia ho apprezzato l'idea alla base e la struttura impostata dall'autore.

Giudizio: per l'originalità della struttura e della storia ⭐⭐⭐

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