Quattro diversissime donne sono le protagoniste di Un incantevole aprile (Bollati Boringhieri, 272 pag) di Elizabeth von Armin, da cui è stato tratto nel 1991 un film da Mike Newell con Joan Plowright, Alfred Molina, Jim Broadbent, Polly Walker.
Una donna particolare, Mrs Lottie Wilkins, è depressa e sottomessa al marito, avvocato noto: non riesce a brillare, a farsi apprezzare, forse neanche a essere sé stessa. Quando legge sul giornale l'annuncio di un affitto in un castello sulla costa ligure, non può fare a meno di fantasticare, di pensare a come sarebbe bello soggiornarci un mese. Ha i suoi risparmi da parte, ma...certo non può permettersi quella spesa da sola.
Quando vede la signora Rose Arbuthnot, pia, devota ai poveri e alla Chiesa e portatrice di un segreto sul lavoro del marito e sul suo matrimonio, le chiede di dividere con lei la spesa per quella vacaza.
Le due donne possono permettersi una parte del viaggio, ma per rientrare del tutto nelle spese provano a cercare altre due coinquiline, che trovano nella bellissima e popolare Lady Caroline e nella nostalgica signora Fisher.
«Ma vedete, il paradiso non è altrove. [...] Le affinità tra il paradiso e la nostra dimora, - continuò Mrs Arbuthnot, abituata a concludere le frasi. - Il paradiso è nella nostra dimora».«Non è vero», disse Mrs Wilkins, ancora una volta inaspettatamente.
Disse ad alta voce e con serietà: «Non capisco per quale motivo insistiate a sostenere che non sono felice, quando mi conoscerete meglio vi renderete conto che lo sono; e credo non intendiate davvero affermare che la bontà, se fosse concesso di raggiungerla, rende infelici».«Certo che intendo quello, - disse Mrs Wilkins, - perlomeno il nostro genere di bontà. Noi l'abbiamo raggiunta, e siamo infelici. Esiste un genere di bontà infelice e uno felice: al castello medioevale, per esempio, ci toccherà quello felice»
La convivenza delle quattro donne non inizia in modo facile: sono quattro sconosciute con idee diverse e bisogni diversi, ma gradualmente cominciano a piacersi e a interessarsi delle vicende delle altre; in particolare Lottie, che all'inizio è scambiata per una persona strana, emerge dall'ombra, entra nel suo elemento. Del quartetto è la prima a rendersi conto, intuitivamente, che quella villa, quella vacanza, è in grado di cambiarle, di portare pace e soluzione ai turbamenti delle loro anime.
La prima parte del romanzo è quella che ho preferito: la conoscenza e il primo periodo delle quattro donne nel castello; nella seconda parte entrano in ballo intrecci di relazioni che mi sono piaciute meno.
Il romanzo è un piacevole intrattenimento, ma offre anche la possibilità di riflettere sulla differenza fra chi si deve essere e chi si sente di essere, sulle convenzioni sociali, sull'amicizia e sull'opportunità di gratificarsi, anche se (forse oggi come allora) pare sconveniente concedersi un piacere a beneficio solo di sé stessi, trascurando qualche più nobile, ma altrui, causa.
Bonus: nella mia edizione è compreso il breve racconto Il giardino delle rose. Mi è piaciuto molto e traspare già nelle poche pagine sia il sarcasmo nel denunciare la situazione sia l'attenzione di von Armin per la condizione della donna in età da marito. Vedove e uomini hanno il potere di disporre per sé e per gli altri, ma per una giovane donna, non madre, la sua vita non è libera: è alla madre o al marito che deve tutta la sua disponibilità e coltivare un desiderio (che sia la vacanza in un castello medioevale o un giardino pieno di rose) è proibito, sinonimo di egoismo e ingratitudine che la rende agli occhi del vicinato uno strano essere, non conforme alle convenzioni.
Giudizio: ho preferito la parte in cui si pone l'accento sul senso di colpa relativo al viaggio che agli intrecci amorosi, ma è una lettura gradevole e intelligente ⭐⭐⭐

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