lunedì 26 settembre 2022

Prima che tu dica "Pronto"



Mi trovavo alla stazione di Milano, nell'agosto 2014, quando decisi di acquistare questo volume di racconti per intrattenermi nel viaggio di quattro ore sull'Intercity che stavo per prendere per tornare a casa. Lo cominciai a quel tempo e, per molti motivi, lo lasciai poi da parte. Quest'estate ho finalmente ritirato fuori Prima che tu dica <<Pronto>>, ripreso da capo e terminato.

Si tratta di 32 racconti scritti da Calvino tra il 1943 e il 1984 più un esercizio di stile, il Piccolo sillabario illustrato, editi per la prima volta -salvo alcune pubblicazioni in rivista- da Mondadori nel 1993, dopo revisione della figlia dello scrittore.


I racconti sono raccolti in due gruppi:

  • 19 racconti scritti tra il 1943 e il 1958 e raccolti sotto il nome di Apologhi e Racconti, quando lo scrittore aveva tra i venti e i trentacinque anni;
  • Racconti e Dialoghi scritti tra il 1968 e il 1984 (l'anno prima della morte di Calvino) che raccoglie 13 scritti più maturi dell'autore.
La prosa di Calvino è, ancora e sempre, fluida, disinvolta, il suono delle parole piacevole, naturale nei racconti giovanili come nei più tardi. L'immaginazione dello scrittore spazia su tutto, da una marcia militare che subisce alcune complicazioni al percorso interiore di due uomini che risalgono il letto asciutto di un fiume in cerca di acqua, da una nuova modalità di selezionare i politici a un arguto gioco di prospettive tra guardie e ladri, da racconti di avventure a interviste immaginarie con personaggi significativi.
Alcuni testi sono bozze di libri mai scritti e mi è sinceramente dispiaciuto non poter leggere il seguito de La collana della regina.

Ho apprezzato maggiormente i primi racconti, più fantasiosi, più velatamente sarcastici, paradossali e geniali. Ma i colpi di scena, i ribaltamenti delle prospettive e spesso anche una certa provocazione sono presenti in tutta questa produzione dai primi agli ultimi anni.
Nei racconti giovanili ricorre, come è normale, il tema della guerra e del Dopoguerra. Sono soldati i protagonisti di alcuni racconti. Nel racconto Un generale in biblioteca si fa forse riferimento alla censura cui sottoposero i libri nel periodo del fascio-nazismo. In Occhi nemici si descrive forte la paura del nazista sempre vicino ma nascosto, camuffato da cittadino qualunque e i malumori del popolo appena uscito dalla guerra.
I racconti più tardivi sono quasi più poetici e anche sperimentali in un certo senso. Le descrizioni minuziose del funzionamento del telefono o della doccia non hanno nulla del tecnicismo, sono vera poesia. Un cavo di rame o una tubatura descritti con un linguaggio così suadente, poetico e scorrevole poteva essere opera solo di Calvino. In questi due racconti si riesce anche a cogliere un mondo in cui ciò che oggi diamo per scontato è invece confort e i servizi non sono così rodati da essere erogati in modo fluido e immediato. È come affacciarsi su una finestra del tempo e scorgere uno spaccato di vita che ormai non siamo più in grado di capire: quelli che per noi sarebbero dei malfunzionamenti, per l'epoca erano dei miracoli.
Nel secondo ciclo di racconti Calvino s'immerge in bellezza, in profondità, in complessità, dando vita anche a una serie di interviste/dialoghi in cui propone alcuni spunti di riflessione: in Montezuma la provocazione che possa essere stata l'arrendevolezza del popolo vinto la causa della sovranità dell'europeo nel Nuovo Mondo; in Henry Ford il duplice punto di vista dell'accusa e della (simulata difesa) dell'industrializzazione e della catena di montaggio; in L'uomo di Neandertal la rivendicazione del primo uomo che ogni cosa scoperta ha avuto origine nel passaggio da scimmia a homo sapiens e che tutto ciò che è stato dopo non era irripetibile ma solo una conseguenza, poiché il seme di tutte le invenzioni era già stato piantato.

Cosa mi è piaciuto: amo la prosa di Calvino. Amo i suoi stravolgimenti di punti di vista. Amo la sua originalità, il suo linguaggio, le sue idee. I racconti che ho preferito sono (in ordine di preferenza): Un generale in biblioteca, Il reggimento smarrito, Solidarietà, La memoria del mondo.

Cosa non mi è piaciuto: naturalmente in una raccolta di ben 32 testi non tutti per me sono di uguale piacevolezza o interesse, ma in quel caso attribuisco la colpa non al racconto in sé, ma a me stessa: magari l'ho letto in un momento di maggiore stanchezza o di distrazione o semplicemente di umore, non adatto a coglierne pienamente la bellezza. Alcuni altri racconti li ho giudicati carini, divertenti o interessanti ma non tali da avermi rapita.

Giudizio: ⭐⭐⭐ e 1/2 come bilancio tra quegli scritti che mi hanno veramente colpita, quelli che ho trovato molto ben scritti e piacevoli e quelli che mi hanno detto meno.

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