lunedì 4 marzo 2024

Il caso dell'abominevole pupazzo di neve non funziona come i veri classici

 L'autore de Il caso dell'abominevole pupazzo di neve è Nicholas Blake, nome che è, in realtà, l'alias di Cecil Day-Lewis, ossia il padre del pluripremiato attore, Daniel. Conosciuto come poeta e saggista, come Nicholas Blake ha pubblicato (tra il 1935 e il 1968) una ventina di romanzi gialli, di cui undici tradotti in italiano (tra il 1939 e il 2010) da Mondadori.


Originariamente The Corpse in the Snowman fu tradotto col titolo Misteri sotto la neve negli anni Ottanta, ma più recentemente è stato riadattato da Giunti col nuovo titolo, più accattivante.

Oltre al titolo, questa detective story ha anche l'ambientazione: la classica villa da ricco proprietario inglese, isolata dalla neve, in cui avviene una morte misteriosa. Chiamato per indagare su un mistero di poco conto, riguardante un gatto, in realtà Nigel Stangeways, con moglie appresso, si ritrova a interrogare i rispettabili ospiti dei signori Restorick per tutt'altro. Dire di più, stavolta, sciuperebbe tutto e, così, mi asterrò.

Come in un giallo classico abbiamo una bella casa, molti ospiti, tutti sospetti e con moventi per ogni crimine, e il detective privato, ma qui terminano le somiglianze.

Nigel Stangeways non è Poirot: somiglia molto di più a Hastings e questo è il peggior difetto del libro. Se, inizialmente, sono esposti fatti e indizi del crimine, successivamente Strangeways inizia a fare tutta una serie di elucubrazioni sulle ragioni e sul colpevole; è la prima volta che mi ritrovo in questa situazione. Di solito il detective non rivela tanto, non fa congetture, ma evidenzia i punti cruciali dell'indagine; se parla di una teoria, è per rivelare come stanno le cose; al massimo la spalla fa ipotesi non veritiere. In questo caso, invece, i due ruoli sono accorpati. Il risultato è che l'ultimo terzo del libro è una serie di lunghi e noiosi sproloqui sui pensieri di Strangeways, che da una parte mi fornisce idee che so essere fuorvianti, perché siamo nel punto sbagliato del libro, dall'altro si avvicina alla verità, fornendomi alcuni elementi che costituiranno parte della soluzione, troppo presto. Inoltre tutti questi ragionamenti (in un senso e nell'altro) sono deboli e inconsistenti, così come la soluzione. L'ultimo terzo del romanzo l'ho letto annoiandomi e considerando tutte le ipotesi solo fuffa, in attesa di una rivelazione, che non c'è stata, per metà spoilerata da quelle che credevo speculazioni preparatorie.

Strangeways manca di caratterizzazione e, persino, di attività. Gioca in modo fin troppo pulito con i suoi sospettati e non li pressa, non coglie i loro momenti di debolezza per fare le domande giuste. Si limita a pensare per la maggior parte del tempo.

Il libro, in realtà, era anche cominciato benissimo e lo stavo trovando scritto anche bene: erano i piccoli Restorick a fornire molte informazioni, erano carini e davano un punto di vista molto originale; dopo, purtroppo, sono quasi dimenticati.

Giudizio: un giallo debole, ammantato di noia ⭐⭐


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