mercoledì 6 marzo 2024

La pietra di Luna di Wilkie Collins è uno dei migliori romanzi gialli della storia?

 Per anni, affiancato a L'assassinio di Roger Acroyd e altri romanzi della Christie, ho trovato La pietra di Luna in tutte le classifiche dei migliori gialli di sempre.


Il bicentenario della nascita dell'autore, Wilkie Collins, ha portato con sé la nuova edizione di Fazi di tre romanzi dell'inglese: La donna in bianco, Senza nome e, per l'appunto, La pietra di Luna. Le copertine mi piacevano molto e ho acquistato il primo e il terzo. Arrivata alla lettura, mi sono, però, accorta di almeno un problema in questa edizione: l'assenza di un sommario. Inoltre, almeno ne La pietra di Luna non c'è una bella prefazione che racconti un po' della genesi del libro, del contesto, dello scrittore, etc. Ci sono due introduzioni alle edizioni, direttamente scritte dallo stesso Collins, e basta.

Il romanzo è uscito, come molti dell'epoca, a puntate, su All the Year Round e ha visto la pubblicazione definitiva nel 1868. Collins e l'amico Charles Dickens (col quale collaborava) si ritrovarono interessati a un nuovo fenomeno dell'epoca: l'avvento del detective in borghese. Entrambi ispirati al caso molto controverso dell'omicidio di Road Hill House, un caso di cronaca orribile, che mise in difficoltà anche il grande ispettore dell'epoca, Jonathan Whicher, scrivono due romanzi in merito. Alla figura di Witcher si ispirano, rispettivamente, Charles Dickens per l'ispettore Bucket di Casa Desolata (1852-53) e Collins per l'ispettore Cuff; non ho ancora letto Casa Desolata, ma almeno Collins si ispira anche ad alcuni elemento del caso vero e proprio, come ciò che succede intorno a una certa camicia da notte e a cosa combina l'ispettore in questione. Vista la precocità delle opere - La donna in bianco è del 1859 - e lo specializzarsi in questo genere di narrativa, Collins è sempre stato considerato il padre del mistery classico, preceduto solo da Poe, sebbene oltreoceano e con una produzione diversa (racconti).

Ma, eccoci finalmente alla lettura, tanto agognata, tanto aspettata. Di cosa parla l'opera?

Il mistery ruota intorno a un diamante indiano, rubato ai suoi devoti proprietari nel 1799, per poi comparire nella vita della famiglia Verinder. Tre misteriose figure indiane girano intorno alla casa di Lady Verinder, quando il nipote, Franklin Blake, consegna alla cugina Rachel Verinder l'enorme diamante, la pietra di Luna. Cosa capiterà mai alla pietra? Chiaramente scomparirà, ovvio! L'ispettore Cuff, chiamato a indagare sulla vicenda, riuscirà a far luce?

Ci vorranno 595 pagine per scoprire dov'è andato a finire il diamante e me le sono godute tutte quante.

La scrittura è piacevole e presenta molte delle caratteristiche degli scritti di quel periodo: il racconto, sempre in prima persona, fornito da più testimoni (come per esempio in Dracula), le lunghe spiegazioni dei personaggi, per raccontare fatti avvenuti in passato, la prolissità stessa (che, però, non annoia mai) del racconto, che occorre per soddisfare le esigenze della pubblicazione a puntate.

Il romanzo è quasi corale: non ha un solo protagonista e il racconto è svolto proprio da più personaggi: il capo della servitù, l'ispettore, parenti e conoscenti dei personaggi principali.

I personaggi sono caratterizzati con grande dettaglio, tanto da affezionarcisi molto. Ho adorato la parte della storia di Ezra Jennings, personaggio secondario, che salterà fuori solo verso la fine, per svolgere un ruolo molto importante. Jennings e Cuff sono, sicuramente, i miei personaggi preferiti, ma anche il buon Betteredge, il capo dei domestici di Lady Verinder, ha il suo perché. Miss Verinder è invece detestabile; Miss Clack, invece, è una macchietta, il cui racconto, tuttavia, è molto divertente (e come ci dice l'autore) uno dei preferiti dal pubblico, malgrado lo avesse scritto, forzatamente, in preda a un attacco di gotta.

Attraverso questa serie di testimonianze, il percorso della pietra, piano piano, emerge, ma non prima dei colpi di scena finali. A livello di schema giallo, non posso dire di essere stata sconvolta dall'originalità (sebbene allora sicuramente ci fosse): la soluzione al caso è abbastanza lineare. Inoltre, a me è sembrato soprattutto un romanzo quasi d'avventura (intendendo l'avventura scientifica che capita a Blake, ma anche i pedinamenti sulla spiaggia) e, persino, romantico (del resto, la storia sentimentale c'è, occupa un discreto spazio e c'è anche una scena che ho trovato piuttosto bella). Tutto queste influenze, più che normali agli albori di un nuovo genere, non lo abbassano affatto nella mia considerazione: per me si tratta di un libro di grande piacevolezza. Infatti, non vedo l'ora di leggere La donna in bianco.

La sola cosa che rilevo è che, dato quanto c'è stato successivamente (e sto pensando ad Agatha Christie - Poirot a Styles Court, 1920-, che per originalità di soluzioni credo sia ancora imbattuta, ma anche a Conan Doyle - Uno studio in rosso, 1887), non riesco a considerarlo superiore ad altre opere che ho letto. Le opere che ho citate sono quelle d'esordio, non necessariamente le più riuscite.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐ 1/2


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