martedì 9 aprile 2024

Alcuni titoli della collana Piccoli Mondi di ABEditore

 La casa editrice ABEditore si caratterizza per la pubblicazione di opere e racconti classici, goticheggianti o misteriosi, in una veste grafica molto bella. Sono libri illustrati, molto curati anche nella scelta dei caratteri e l'attenzione alla decorazione va dalla prima alla quarta di copertina, passando per la seconda, la terza e per tutte le pagine che lo compongono.

La collana Piccoli Mondi, che qui ho già portato con L'avvelenatrice di Alexandre Dumas, si compone di sedici piccoli volumetti (per ora) in formato 16 x 10 (cm), alcuni non più disponibili all'acquisto.

Durante la settimana dal 1 al 7 aprile, per smaltire un po' di libri, a seguito di alcuni acquisti compulsivi, ho portato a termine una piccola sfida: la lettura di sette libri in sette giorni. Ne ho approfittato per leggere, naturalmente, testi brevi, tra cui tre dei Piccoli Mondi che avevo ricevuto o comprato da Natale a ora.


Partiamo da La Sposa Cadavere, l'ultima pubblicazione di questa collana, che ha una copertina stupenda, interamente bianca, con la prima decorata in bassorilievo, per dare l'idea di una trina da abito da sposa, pur nascondendo i dettagli del volto di una sposa e di un teschio in alto e, rispettivamente, a sinistra e a destra.

Friedich August Schulze è stato uno scrittore tedesco, vissuto a cavallo fra Settecento e Ottocento, famoso per Il libro dei fantasmi. La raccolta Fantasmagoriana, invece, comprendeva quattro brani di altri autori e quattro suoi testi, tra cui La sposa cadavere; era a disposizione dei quattro scrittori che, nell'estate del 1816, dovevano riuscire a passare il tempo a Villa Diodati. Nel famoso Anno senza estate Lord Byron, il suo segretario John Polidori, il suo amico Percy Shelley e la moglie di questi, Mary, ebbero la pessima idea di soggiornare in Svizzera, dove non trovarono il clima desiderato, ma freddo e pioggia. Lessero quelle storie di fantasmi e Byron propose anche una competizione tra loro per scriverne. Successivamente, solo Il vampiro di Polidori e Frankenstein di Mary Shelley videro la luce, ma furono quelle storie di fantasmi a dare l'ispirazione e il là per la loro composizione.

La trama è meno lineare di quanto ci si aspetterebbe da un racconto così breve e intreccia tre livelli di narrazione. Abbiamo la classica introduzione ottocentesca di una storia, aopera di un narratore, un Marchese, non meglio definito, ma stavolta non solo mezzo narrativo, bensì personaggio, a sua volta.

Il Marchese ci racconta una visita a un suo amico, il Conte Globoda, che ha recentemente perso una delle sue figlie, Hildegarde, gemella di Libussa, dalla quale si distingueva solo per una voglia a forma di fragola. A questa storia principale, che vedrà Libussa corteggiata dal Duca Marino, si intreccia una terza storia spettrale, anche questa raccontata dal Marchese ai commensali di Globoda. Malgrado questo triplo piano di racconti, molto ben architettato e davvero godibile, il tema è quello della sposa cadavere, che torna a tormentare i fidanzati infedeli. Il fantasma della sposa, tuttavia, è accompagnato anche da altre presenze soprannaturali.

Dire di più è impossibile, tranne consigliare di leggerlo (sono solo una settantina di pagine, a cui si aggiungono un'introduzione e una postfazione della traduttrice). Aggiungo solo che il film d'animazione di Tim Burton, che si sarà senz'altro ispirato per il concetto, in realtà poco ha a che fare con la trama di questo racconto. Il film di Burton, infatti, prende soprattutto ispirazione da Il dito, racconto scritto da un rabbino nel Cinquecento, ma rimaneggiato nei secoli seguenti.

Giudizio: per me veramente un racconto molto riuscito ⭐⭐⭐⭐


Il secondo libriccino che ho letto in questa challenge primaverile è L'altra metà delle fiabe, a cura di Antonella Castello. Si tratta di un confronto acritico tra tre coppie di racconti.

La prima parte delle fiabe, infatti, contiene tre fiabe di Charles Perrault, molto note, pubblicate nel 1697 ne I racconti di mamma Oca e qui presentati nella traduzione di Carlo Collodi: La bella addormentata nel bosco, Il gatto con gli stivali e Cenerentola. Sono, come sappiamo, brevissime storie che presentano una morale istruttiva per il pubblico di bambini (e adulti) che le ascoltavano.

La seconda parte delle fiabe, invece, nella traduzione dal napoletano della stessa curatrice, che firma anche l'introduzione e la nota finale al testo, sono la controparte precedente delle stesse tre fiabe. Gianbattista Basile, infatti, aveva pubblicato il suo Lo cunto de li cunti, o Pentamerone, nel 1634. In questo caso il pubblico non è certamente quello infantile e non vi è morale, bensì una conclusione quasi cinica, un motteggio. I racconti sono Sole, Luna e Tania (che già presenta una situazione praticamente di necrofilia, che forse non turbava il pubblico Seicentesco, come, invece, turba noi), Cagliuso e, infine, Gatta Cenerentola.

Le somiglianze fra i racconti è evidente, specialmente per il secondo. Io ho preferito leggerli alternando la fiaba francese e, subito dopo, la controparte napoletana, anziché leggere in ordine la prima parte del libro, seguita dalla seconda. Le altre due fiabe si discostano maggiormente per andamento della storia, ma la materia è chiaramente comune. Per gusto attuale, i racconti di Basile sono quasi ostici, più volgari rispetto alla trasposizione più tarda. In ogni caso, soprattutto il primo racconto, per quanto a lieto fine, in entrambe le versioni è abbastanza truce, per via dell'orchessa (parte che viene rimossa totalmente, per esempio, nell'adattamento disneyano).

Giudizio: un confronto molto istruttivo ⭐⭐⭐


Il racconto della vecchia balia
di Elizabeth Gaskell (nata Stevenson), autrice cara a Dickens, che le commissionò questo racconto come strenna natalizia sulla sua rivista Household Words, è un breve racconto di una sessantina di pagine, che pertanto si legge in pochissimo tempo.

La storia accadde alla balia e alla sua protetta, i cui figli sono ora gli auditori di questa novella spettrale. Protagonista della vicenda, oltre agli umani coinvolti, è anche l'antica casa, dove si trasferiscono la balia e la sua infante, e che ha ospitato una tragedia, che rivive negli spiriti di coloro che ne furono un tempo gli attori e le vittime. Troppo piccolo è il testo per dire di più, rischiando di sciupare il senso di mistero che il racconto vuole portare.

La traduttrice fa notare (nella nota alla traduzione e postfazione, che seguono il racconto) alcuni piccoli errori, poco importanti, commessi dalla scrittrice, che in effetti si notano nella lettura, confondendo un po' il lettore. Devo dire, comunque, che non mi è piaciuto, in questa edizione, trovare la terza di copertina dedicata alla curatrice del testo, senza nessuna pagina che ospitasse una piccola biografia della Gaskell (stessa cosa che è accaduta con L'altra metà delle fiabe, dove sarebbero state due le bio da includere, anche condensate in poche righe). Ne La sposa cadavere la stessa terza di copertina era divisa fra autore e traduttrice, così come lo è nel prossimo racconto, La storia segreta di una contessa irlandese.

Giudizio: un racconto gotico riuscito e che mi è molto piaciuto ⭐⭐⭐ 1/2


Concludo questa carrellata con un altro micro racconto di circa 80 pagine (più postfazione), letto durante una sfida analoga a questa primaverile, ma compiuta solo a metà, stavolta, nel periodo di Halloween (sì, oltre alla pila della vergogna dei libri da leggere, ho anche quella dei libri di cui parlare). Si tratta de La storia segreta di una contessa irlandese di Joseph Sheridan Le Fanu, autore conosciutissimo per i racconti di fantasmi (e di vampiri, considerando il suo più famoso Carmilla), anche se questo, in particolare, non contiene spettri, ma ha comunque caratteristiche gotiche, come il topos della fanciulla imprigionata e in pericolo.

La copertina è, per me, bellissima nella sua semplicità: per cominciare ha un tono di blu molto gradevole. Il disegno di una ragnatela ospita un ragno con un teschio per corpo, ma il dettaglio che preferisco sono le scritte in oro del titolo e dell'autore e il disegno di un fiore, sempre in oro, che si sovrappone al teschio.

Anche le illustrazioni interne sono bellissime e mi piace che la corrispondenza della protagonista abbia un font corsivo speciale per differenziarsi dal resto del testo.

Il racconto è in prima persona: in una lettera rinvenuta dopo la sua morte, Lady Margaret racconta a un amico la sua avventura triste e pericolosa, accadutale dopo la morte del padre, quando fu posta sotto la tutela dello zio, che ha per lei programmi molto foschi.

Esattamente come nel caso de Il racconto della vecchia balia, l'introduzione alla storia ci rovina un po' l'effetto di sapere come si conclude la vicenda (poiché, parzialmente, lo sappiamo fin dall'inizio - probabilmente il lettore ottocentesco andava rassicurato fin da subito). Devo però dire che questo non toglie nulla al pathos e alla suspense dei due racconti. Questo, soprattutto, dopo un'introduzione un po' lenta, ha un ritmo incalzante e il lettore (o, per lo meno, io) ha necessità di leggerselo tutto d'un fiato per scoprire come va a finire. Mi è sembrato scritto con molta maestria. La sensazione che mi ha restituito è un po' quella del thriller Hitchcockiano ante litteram.

Giudizio: ⭐⭐⭐ 1/2

Nessun commento:

Posta un commento