lunedì 27 maggio 2024

I racconti di Bianca Pitzorno sono Sortilegi

 Bianca Pitzorno scrisse nel 1990 la storia di accompagnamento alle tavole di Piero Ventura, che raffiguravano una giovane, rimasta a vivere sola nel bosco dopo la morte della sua famiglia, a causa della peste seicentesca, e poi accusata di essere una strega.

Pochi anni fa, la storia illustrata uscita nel 1991 col titolo di Ritratto di una strega e nel 2000 come La strega di Vallebuja, è stata ripresa dall'autrice sarda per Bompiani e approfondita nella parte di racconto che fa riferimento alla vita della protagonista, Caterina, negli anni vissuti in solitudine.

Questa genesi del racconto La strega è nelle note al termine del primo racconto di questa piccolissima antologia: un totale di tre racconti, ciascuno corredato della sua nota esplicativa, e 141 pagine.


La storia del primo e più sostanzioso racconto (un'ottantina di pagine) è quella immaginata da Piero Ventura e raccontata in linguaggio seicentesco da Bianca Pitzorno. L'aggiunta all'originale, scritta con un altro linguaggio, addolcisce e aggiunge una parte magica al nocciolo crudo del racconto di un'ingiustizia perpetrata ai danni di una ragazza innocente. La storia di Caterina si intreccia a quella degli abitanti del paese di Albieri e non solo. Compaiono, infatti, anche accenni a personaggi quali Galileo Galilei e sua figlia, Suor Maria Celeste (ed è subito crossover con Oscura e Celeste, letto un paio di mesi fa).

Il racconto mi è piaciuto, ma mi ha anche provocato emozioni negative durante la lettura, dispiacere e rabbia, anche se la storia non è nuova.

In questo senso, ho forse preferito gli altri due racconti, che seppur molto più brevi, condensano alla perfezione il senso di magia che permea ogni pagina di questa raccolta, con un finale meno triste.

Maledizione (poco meno di 20 pagine) è la storia del risentimento di una donna, che ha inutilmente aspettato qualcosa tanto a lungo, da dispiacersi e vendicarsi quando ciò che desiderava tocca ad altri.

Profumo, ancor più breve (otto pagine), racconta della leggenda di biscotti realmente esistenti in un paese in Sardegna, Mughèdule, capaci di evocare sensazioni ammaliatrici.

Ho già avuto modo di apprezzare la scrittura scorrevole ed evocativa dell'autrice e queste poche pagine non fanno che riconfermarmi che la lettura di qualsiasi cosa di Bianca Pitzorno è un'esperienza piacevole e felice di suggestioni.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐

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