domenica 2 giugno 2024

Episodi di vita della...Gente di Dublino

 James Joyce, studiato come tutti a scuola, mi ha sempre incusso un certo timore reverenziale, principalmente per lo stile noto come "flusso di coscienza", utilizzato in alcune sue opere, tra cui il romanzo Ulisse. Mi sono dunque approcciata solo quest'anno a una delle sue opere più note, regalatami anni fa, ossia Gente di Dublino.


I Dubliners (titolo inglese) sono una raccolta di racconti ambientati nella Dublino di Joyce, pubblicata nel 1914, otto anni prima dell'uscita di Ulisse, che è quasi un episodio più lungo e con meno punteggiatura di questa stessa raccolta.

Il mondo raccontato da Joyce, infatti, e che fa da sfondo ai suoi personaggi nei racconti e nei romanzi è questa città industriale e in crescita, più un ricordo per l'autore, che non una realtà, essendosene allontanato poco più che ventenne nel 1904. I racconti sui Dublinesi sono composti tra l'anno della partenza e il 1907.

Si tratta di quindici racconti, piuttosto brevi, eccetto l'ultimo, di circa una cinquantina di pagine nella mia edizione Mondadori del 2014. Si incentrano su episodi o situazioni di vita di persone qualunque, spesso di bassa estrazione sociale, ma non esclusivamente.

Il primo racconto della raccolta, Le sorelle, forse quello che mi è piaciuto meno, ha per protagonista un ragazzo, che deve affrontare una brutta notizia riguardante un suo conoscente e mentore; sempre per protagonisti dei ragazzi anche i racconti Un incontro, fatto proprio da due giovani studenti che marinano la scuola e che si rivela anche un po' ambiguo e inquietante e Arabia. 

In questo caso il protagonista attende con ansia tutta la giornata di potersi recare in un bazar, per un motivo romantico. Questo è uno dei racconti che mi è più piaciuto, per le capacità dell'autore di raccontare in modo tanto credibile le emozioni del giovane, sia nell'attesa di quel pellegrinaggio, sia nel finale. Questa stessa caratteristica si ritrova anche in Eveline, dove protagonista è una diciannovenne che si dibatte tra aspirazioni e sensi di colpa.

Dopo la corsa è il secondo racconto che non mi è piaciuto probabilmente per il suo essere amaro, riguardando un gruppo di amici che passano una serata insieme a fare baldoria e a giocare a poker.

Nemmeno I due galanti, per il tema molto maschilista, ha fatto breccia nel mio cuore, ma si colloca meno in basso per l'ambientazione e l'accurata descrizione dello stato d'animo di uno dei due personaggi, che attende l'amico per sapere com'è andata la serata con una donna. Un po' vano, come questi ultimi due, sarà anche il racconto Il giorno dell'edera, anche se è il dodicesimo in ordine, in cui discutono fra loro i membri di un team elettorale.

Pensione di famiglia è un racconto più leggero, dall'aria di commedia, con qualche richiamo alla Locandiera di Goldoni, per via del personaggio della scaltra proprietaria della pensione, che ha tutte le intenzioni di farsi valere in una faccenda che riguarda la figlia. Questo racconto non è esente da una nota amara, come gli altri della raccolta, ma non quanto Una piccola nube, dove un confronto fra vecchi amici fa riflettere molto sulla condizione della propria vita.

Tristissimo e cupo, invece, è il racconto chiamato Rivalsa, in cui Joyce illustra molto bene le conseguenze che ha su un uomo l'alcolismo, sul lavoro e a casa. Non ha un lieto fine neppure Un caso pietoso, che narra di un uomo e una donna che si conoscono a un concerto e che, condividendo la passione per la musica, intrattengono per un certo tempo un rapporto di amicizia. Sulla tristezza della condizione umana si incentra anche Polvere (che in realtà è Clay in inglese, argilla, più attinente a quello che accade nel racconto), incentrato su una visita che compie una povera lavandaia di nome Maria al bambino che accudiva un tempo, ormai adulto e con una sua famiglia.

Ancora un'ingiustizia è protagonista del racconto Una madre, dove una donna si trova a scegliere tra far subire un torto alla figlia e comprometterne la carriera futura in un mondo scorretto e maschilista; anche questo, come molti di quanti già citati, lascia l'amaro in bocca.

Meno amaro e tragico è invece La grazia, dove un gruppo di amici si unisce per aiutare un loro conoscente, anch'esso afflitto da alcolismo, e la sua sfortunata moglie. Anche I morti ha un inizio meno triste degli altri racconti, poiché ambientato a una festa, eppure i dispiaceri e i problemi delle vite dei personaggi trapelano lo stesso nelle pagine, quasi che non si potessero lasciare fuori dalla porta di casa neanche se si sta festeggiando un bianco Natale.

Questa Dublino di povera gente, violenti, ubriaconi, sbandati è estremamente affascinante e triste. Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui Joyce ha saputo raccontare queste miserie del portafoglio o dell'animo, scolpendo personaggi molto vividi. Ho avuto certo torto a pensare che sarebbe stata una lettura pesante, perché si è rivelata interessante, quasi emozionante, e non mi ha richiesto più di un pomeriggio. La scrittura non è ricercata, ma semplice, si adatta al tema dei racconti.

Giudizio: ⭐⭐⭐⭐

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