martedì 2 luglio 2024

Delitti a Fleat House delude per la detective protagonista

 Delitti a Fleat House è un romanzo poliziesco della scrittrice Lucinda Edmonds, nota come Lucinda Riley (più famosa per la saga rosa delle Sette Sorelle). Sebbene fosse stato scritto nel 2006, è stato pubblicato postumo nel 2022, a un anno dalla scomparsa dell'autrice a causa di un cancro dell'esofago.  Il figlio, Harry Whittaker, ha curato la revisione dell'opera, senza operare una riscrittura, come scrive nell'introduzione. In Italia è uscito per Giunti, 496 pagine, ma io l'ho ascoltato su Audible, poco più di quindici ore in compagnia di Daniela Cavallini, la cui voce è piuttosto abile a cambiare torno a seconda del personaggio.


Siamo nel Norfolk, dove si è rifugiata la detective di Scotland Yard, Jazmine "Jazz" Hunter, dopo una burrascosa chiusura del suo matrimonio. A non molta distanza dal suo cottage, nella St. Stephen's School, precisamente nel dormitorio degli studenti, Fleat House, viene ritrovato morto un ragazzo, Charlie Cavendish, forse per un attacco epilettico.

Che ve lo dico a fare, se questo è un romanzo poliziesco, probabilmente le cause della morte non sono naturali e la detective si ritrova a indagare su strane connessioni che ha la vittima. E non è l'unica vittima. In effetti, i protagonisti di questa storia sono tutti legati insieme, in un cerchio molto ampio di coincidenze e relazioni (forse sono pure un po' troppi questi legami, torna tutto un po' troppo bene, in modo quasi prevedibile).

Riguardo al giallo, non posso lamentarmi delle indagini in sé, che sono abbastanza al centro della storia. Le soluzioni ai vari misteri, invece, in parte sono telefonate. Se volessimo fare le pulci a tutto, avrei da ridire sull'utilizzo della ricerca del DNA prima di aver fatto altre indagini più semplici e veloci, ma questo è l'unico giallo della scrittrice, quindi non è il caso di essere così pignoli. Non mi oppongo nemmeno al tipo di conduzione dell'indagine da parte della detective: non sarà la prima e non sarà nemmeno l'ultima che si serve più dell'intuizione che della deduzione.

Dal punto di vista dell'atmosfera, questa mi è sembrata ben resa, piacevole. La scrittura era fluida e il romanzo ha offerto un piacevole intrattenimento. Durante l'ascolto avevo voglia di andare avanti con la storia.

Sui personaggi, invece, già comincio a storcere il naso. Trovo che aderiscano un po' troppo a un ruolo, più che avere dei caratteri sfaccettati, però è un giallo, quindi è anche un po' superfluo (non mi sono mai lamentata dei personaggi della Christie, che dovevano puramente assolvere a un compito nell'ordito della trama): ci sono la moglie stronza e madre iperprotettiva, l'avvocato stronzo (sono tutti ricchi e tendono ad averla come caratteristica di base), il preside incompetente, il ragazzino bullo, quello bullizzato e così via.

Passando ai collaboratori di Hunter, invece, ci troviamo davanti a una serie di manipolatori senza appello (e questa è la seconda cosa che mi è piaciuta poco), anche se per la detective sembra tutto normale: la psicologa dovrebbe essere sua amica, ma complotta alle sue spalle con l'ex marito, anziché farsi gli affari suoi, il collega non tiene un'informazione riservata per sé nemmeno per sbaglio, il capo la mette alla prova e, il peggiore di tutti, l'ex marito è un approfittatore meschino e stronzo (per non sbagliarsi).

Tuttavia, la prima cosa che mi è piaciuta di meno è che trovo proprio antifemminista e superficiale che non ci possa essere una detective donna che indaga in un poliziesco, senza che si debbano scrivere capitoli su capitoli sulla loro vita privata, rendendola un secondo filone di trama. Anche se questo aspetto non toglie molto all'indagine, lo trovo comunque un fattore detestabile. Abituata a un Montalbano che non considera Livia per giorni, perché deve stare dietro al caso, qua, al contrario, la detective Hunter sparisce in mezzo all'indagine per stare dietro ai genitori (ok, comprensibile, la perdoniamo) e poi è al centro di un triangolo amoroso che prende troppo spazio. Ma poi, veramente tutte le detective donna devono stare al vertice di un triangolo (ora, su due piedi, posso citare le controparti italiane Silvana Sarca e Clara Simon)?

Ancora, quello che le fanno fare, nella relazione con l'ex marito, non mi va proprio giù: ennesimo ritratto di una donna emotivamente fragile, incapace di leggere bene le situazioni e di reagire in modo netto e assertivo (cos'è, le trovate caratteristiche maschili?). No, non mi piace proprio. Eppure Jazz Hunter sembra un personaggio tosto, ma si contraddice, sempre sul lato affettivo. Questi ritratti femminili a me hanno stufato.

In conclusione, bilanciando

  • quello che mi è piaciuto: storia gradevole, buona atmosfera, coinvolgente, intrattenimento leggero;
  • quello che non mi è piaciuto: un po' prevedibile, personaggi piatti, troppa vita sentimentale della detective, detective emotivamente ballerina:
Giudizio: ⭐⭐⭐

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