mercoledì 3 luglio 2024

Tre storie in giallo di Wilkie Collins

 Quest'anno, dopo tanto rimandare, ho approcciato la favolosa penna del padre della letteratura gialla, nientemeno che Wilkie Collins e me ne sono innamorata. Soprattutto in La donna in Bianco (1859) e La pietra di luna (1868) ho apprezzato il modo magistrale con cui sono organizzate le trame, affinché tutto torni, alla fine delle molte puntate.

Quando ho trovato su una bancarella dell'usato Tre storie in giallo, edito da Sellerio, appena 87 pagine più un piccolo approfondimento, non ho potuto lasciarlo lì.


Come specifica il titolo, si tratta di tre brevi racconti.

Il primo e più lungo, Chi ha ucciso John Zebedee? (1881), racconta quasi un delitto della porta chiusa: una coppia va a dormire e nel cuore della notte si scopre che il marito è morto pugnalato e la moglie è convinta di essere l'assassina. La storia, ormai passata, è riferita da uno degli agenti che aveva lavorato al caso a suo tempo. Da un punto di vista etico, non mi è piaciuta la conclusione del racconto. Colpa, probabilmente, della lente troppo moderna con cui mi sono approcciata alla lettura.

Gli altri due racconti, seppure più brevi e molto semplici nella struttura, mi sono piaciuti di più: li ho trovati molto coinvolgenti.

La lettera rubata (A Stolen Letter, 1854) vede protagonista un avvocato che cerca di aiutare un amico nei guai a causa, appunto, di una lettera compromettente, scritta dal fu padre della sua futura sposa. Già nel 1845 Edgar Allan Poe aveva trattato una vicenda analoga (il recupero di una missiva scottante) nel terzo racconto del detective Auguste Dupin, La lettera rubata (The Purloined Letter). Successivamente questo topos è stato riutilizzato anche da Sir Arthur Conan Doyl in Uno scandalo in Boemia (1891) e da Agatha Christie in La dama velata (dalla raccolta I primi casi di Poirot del 1974). In ogni caso c'è sempre un protagonista o un detective pronto a togliere le castagne dal fuoco del suo cliente, recuperando (o quasi) lo scottante documento utilizzato a scopo di ricatto.

Fauntleroy (1858) è invece la storia di un truffatore, raccontata dal punto di vista intimo di un suo amico.

La scrittura dei racconti è molto più contratta, com'è ovvio, rispetto alle dettagliatissime vicende dei due romanzi che ho letto tra fine inverno e inizio primavera, ma ho trovato comunque molto piacevole la lettura, pur non ritrovandoci le caratteristiche del Collins romanziere che mi avevano conquistata.

Giudizio: ⭐⭐⭐1/2

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